Gli Usa bloccano la fusione At&t – T mobile

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NEW YORK – Piange il telefono negli Usa: ma finalmente sorridono i consumatori. Il matrimonio tra At&t e T-Mobile rischia di saltare. Le nozze da 39 miliardi di dollari sono rinviate a data da destinarsi: o a mai più?
Barack Obama ha finalmente mostrato gli artigli. L’amministrazione è scesa in campo per stoppare la fusione che avrebbe accorpato il primo e il quarto operatore telefonico riducendo il mercato a una sorta di diarchia (At&t appunto e Verizon, una joint venture tra gli americani e gli inglesi di Vodafone) suggellata da un terzo incomodo (Sprint). Il capo della Federal Communication Commission, Julius Genachovsky, sostenendo che l’accordo non rispetta gli standard per l’approvazione, ha minacciato l’avvio di una inchiesta. E i due promessi sposi hanno fermato gli inviti.
La compagnia fondata da Alexander Bell sosteneva che la fusione con l’azienda di Deutsche Telekom avrebbe creato nuovi posti di lavoro senza indebolire la competizione. Ma prima il Dipartimento di giustizia ha sostenuto che la competizione sarebbe stata indebolita (costringendo i consumatori ad adattarsi al prezzo del più forte). E adesso l’autorità  delle comunicazioni dice che l’accordo ucciderebbe anche il lavoro.
La mossa di Washington è una sorpresa. Obama aveva promesso pugno duro sui poteri forti. E invece la sua amministrazione ha dato via libera a due delle più criticate megafusioni. Prima quella tra la rete Internet e tv di Comcast e il colosso General Electric per il controllo della tv Nbc. E poi quella tra Continental e United Airlines. AT&T aveva messo gli occhi su T-Mobile anche perché il gruppo è all’avanguardia nella costruzione di quella rete 4G che dovrebbe facilitare le comunicazioni in America sempre più scandenti e costose: un investimento da 8 miliardi di dollari. E adesso? I due promessi hanno confermato la volontà  di andare avanti. Ma contestualmente hanno ritirato l’application (la richiesta) alla Fcc: una mossa tattica per evitare che la commissione renda pubbliche le carte che a quel punto finirebbero nelle mani dell’Antitrust. Di più. Gli americani hanno già  fatto sapere agli investitori che nel prossimo trimestre dovranno mettere da parte 4 miliardi per pagare l’eventuale penale per la rottura della trattativa. Un disastro?
Non è solo quello. Senza le linee di T-Mobile davvero At&t rischia di collassare sotto il peso dei suoi clienti. Ecco perché qualche analista comincia a pensare che sia troppo presto per suonare le campane a morto: e infatti ieri la compagnia ha addirittura guadagniucchiato qualcosa in Borsa (0,3 per cento). Le strade? Due. Gli americani potrebbero comprare dai tedeschi la nuda proprietà : così resta il marchio T-Mobile e le preoccupazioni dell’Antitrust sono almeno nominalmente tacitate o vendere asset per rendere il nuovo gruppo meno “ingombrante”. Ma c’è anche un’altra via: aspettare che Obama perda le elezioni e che i più accomodanti repubblicani diano, più in là , il via libera. In fondo per At&t si tratterebbe solo di pazientare: come già  fanno quelle centinaia di milioni di abbonati che non riescono più a prendere la linea.


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