by Sergio Segio | 29 Novembre 2011 8:24
ROMA – La scrivania di Togliatti? «Non l’ho trovata nella mia stanza, grande e fredda e in cui ci si sente soli, e ho chiesto subito di cercarla». Paola Severino, il neo ministro della Giustizia, affronta il primo “giallo” della sua gestione, la scomparsa del piccolo tavolo dove lavorò il primo Guardasigilli della storia repubblicana. Scoppia il caso, ma lo risolve subito Oliviero Diliberto, il segretario del Pdci che è stato ministro in via Arenula. Assicura che se la Severino lo invita a prendere un caffè, le rivelerà dov’è la scrivania che «feci restaurare e provvidi a nascondere». Dove? «Ho seguito il metodo della “lettera rubata” di Poe, un funzionario ignaro, vicino alla stanza del ministro, per tanto tempo ha reso un doppio servizio».
Non è il solo giallo sciolto. Ve ne sono di ben più politici. È donna che parla chiaro la Severino. Quando, nella sala verde, incontra i giornalisti per il suo primo briefing. O quando, in Cassazione, presenta il libro La fatica dei giusti del vice presidente del Csm Michele Vietti. Rinvia le anticipazioni sul programma agli incontri di oggi e domani con le commissioni Giustizia di Senato e Camera. Mette bei puntelli su leggi ad personam, amnistia e carcere.
Si sa come la pensa Berlusconi, lui stesso lo ribadisce, avanti con la «sua» riforma della giustizia. Ma per quella e per intercettazioni, processi “brevi” e “lunghi”, lo spazio non c’è. Poche parole dalla Severino: quelle norme «non sono una priorità ». L’emergenza è un’altra, il carcere con i detenuti in condizioni disumane. La soluzione non è l’amnistia, che sarebbe comunque «una via parlamentare e non governativa». Lei punta ad altro, «riforme strutturali» e non con la logica di misure emergenziali che svuotano il carcere solo temporaneamente.
Macchina da lavoro («Mi sono sentita in colpa per aver visto Macbeth e poi mi sono svegliata tre ore prima»), non vuole vendere l’immagine di una wonder woman. «La gente si aspetta da noi aria nuova ma siamo ancora umani, non siamo dotati di superpoteri, anche se c’è chi scrive che Monti è Super Mario». Un realismo che la spinge a dire: «Il nostro orizzonte temporale è preciso, al massimo la primavera del 2013, quindi si deve iniziare dalle questioni che si possono condividere, non da quelle controverse, sarebbe tatticamente sbagliato».
Lo slogan: «Efficienza e risparmio, con corsia preferenziale in Parlamento». Lo dice ai giornalisti, lo ripete nell’austera aula magna della Suprema corte dove tra un mese inaugurerà , lei prima donna Guardasigilli, l’anno giudiziario. Davanti ha un ottimo parterre, Vietti riempie di nuovo un’aula dopo quella della Camera. Dice: non c’è più l’alibi dello scontro tra magistratura e politica, «ora si esca dalla situazione di stallo». Primo passo? «Tagliare i tribunali». I vertici della magistratura Ernesto Lupo e Vitaliano Esposito chiedono che si limiti l’accesso in Cassazione. Il presidente dell’Anm Luca Palamara “apre” alla Severino, le mette a disposizione «il nostro patrimonio di conoscenze», chiede che «si esca dalla contrapposizione con la politica». Apertura di credito pure dall’avvocatura con il presidente del Cnf Guido Alpa, «collaboriamo se il sistema non è piegato alle sole ragioni economiche ma garantisce la tutela dei diritti». Lei garantisce: «Faremo riforme condivise».
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