by Sergio Segio | 16 Novembre 2011 8:10
MILANO – Finmeccanica volta pagina. E lo fa nel mondo più eclatante possibile. Da qualsiasi punto di vista la si guardi, quella di ieri stata una giornata fuori dall’ordinario per la società – conglomerato controllata dal Tesoro. Il cda ha annunciato una perdita choc, su cui pesano 753 milioni di svalutazioni. Ha annunciato dismissioni per oltre 1 miliardo di euro e ha visto il titolo crollare del 20% a Piazza Affari, portando la capitalizzazione di Borsa a poco più di 2 miliardi di euro, ai minimi degli ultimi 14 anni. In tutto questo, si allunga anche l’ombra del giallo, visto che il presidente ed ex ad Pierfrancesco Guarguaglini non ha partecipato alla riunione del cda. Con tutta probabilità in polemica con le scelte del management.
Ma andiamo con ordine. Il consiglio di amministrazione della società attiva nei settori Trasporti, Difesa e Aeronautica ieri ha approvato i conti dei 9 mesi. L’amministratore delegato Giuseppe Orsi, ex numero uno della controllata Agusta Westland, ha colto al volo l’occasione delle recessione e della crisi delle commesse pubbliche per una pulizia dei conti che nasconde, in realtà , un riposizionamento industriale. In parte anche costretto dalla necessità di ridurre l’indebitamento: con un valore di Borsa di 2 miliardi, la società ha debiti più che doppi a 4,66 miliardi a fine settembre.
In sostanza, il bilancio 2011 (di cui questa trimestrale è stata solo una anticipazione) rischia di passare alla storia come il peggiore della società . Orsi ha dichiarato che non ci sarà dividendo (l’anno scorso 41 centesimi per azione, con il Tesoro che dovrà rinunciare a circa 70 milioni) e ha fatto capire che le svalutazioni potrebbero non essere finite.
Del resto, lo stato degli ordini e dei conti non è certo brillante. I ricavi sono diminuiti del 5% scendendo a 12,2 miliardi, e gli ordini hanno registrato un calo del 21% a 10,6 miliardi. Il risultato, sotto il peso delle svalutazioni è negativo per 324 milioni contro l’utile per 321 milioni di un anno fa. Tutti gli obiettivi di fine anno sono stati rivisti al ribasso e non ci sono previsioni sui margini. Un risultato negativo dovuto alle commesse che sono venute meno a causa della guerra civile in Libia (che ha congelato alcuni impegni firmati dal regime di Gheddafi), alla crisi economica in Europa che ha causato la riduzione delle commesse pubbliche nelle infrastrutture civili e nel settore difesa la contrazione della spesa di Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Infine, il capitolo dismissioni. In vendita verranno messe alcune controllate dell’americana Drs. Mentre in Italia (dopo aver ceduto il 45% di Ansaldo Energia), Orsi pensa all’uscita dal settore Trasporti. Sarà venduta BredaMenarini (Autobus), ma soprattutto AnsaldoBreda, società del settore ferroviario che da qualche anno accumula perdite. Il progetto prevede, prima della vendita, una “pesante ristrutturazione”. Se anche così non si troveranno acquirenti, Finmeccanica aggiungerà nel pacchetto un 20-25% di Ansaldo Sts, uno dei gioielli della società , leader mondiale nella segnalazione ferroviaria. Ma se anche così non dovesse trovare acquirenti, l’ultima ratio è la cessione in blocco sia di Breda che di Ansaldo Sts. Dall’operazione sarebbe, invece, esclusa la quota di minoranza in Avio, la società che potrebbe presto entrare nel fondo strategico della Cdp viste le trattative in corso con il fondo investimento Cinven.
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