by Sergio Segio | 29 Novembre 2011 7:45
TORINO – Braccio di ferro o riapertura del dialogo, oggi per la Fiat è l’ora della verità . L’azienda e i sindacati si riuniscono a Torino per trattare l’estensione dell’accordo di Pomigliano a tutto il gruppo del Lingotto. I segnali della vigilia sono contrastanti. La Fiom annuncia 4 ore di sciopero dei metalmeccanici il 16 dicembre, la Cgil auspica che la Fiat «si presenti al tavolo senza pregiudizi e con un piano chiaro sulle prospettive del gruppo». A Torino, in una riunione del Consiglio comunale esplicitamente dedicata alla questione Fiat (partecipano anche i sindaci degli altri comuni italiani sede di stabilimento), il responsabile della relazioni industriali del gruppo Paolo Rebaudengo alterna aperture («Intendiamo fare gli investimenti in un contesto di reciproco rispetto») ad attacchi alla Fiom: «Non accettiamo chi ha perso la partita e vuole giocarla di nuovo per vincerla». Nel clima di incertezza il sindaco di Torino, Piero Fassino, auspica che la trattativa di oggi serva a «segnare una svolta nelle relazioni industriali, una fase nuova che coinvolga tutti, e dico tutti, gli attori di questa vicenda».
Il nodo della trattativa che si apre oggi è quello della rappresentanza in fabbrica. Con l’estensione dell’accordo di Pomigliano a tutto il gruppo, la Fiom verrà estromessa da tutti gli stabilimenti a partire dal 1 gennaio. Nel Comitato centrale Landini ripete che la sua organizzazione è «contraria e indisponibile a sottoscrivere l’estensione dell’accordo di Pomigliano a tutto il gruppo». La Fiom proclama le 4 ore di sciopero, lancia una campagna nazionale con lo slogan «Io voglio la Fiom in Fiat» e annuncia per l’inizio del 2012 una manifestazione nazionale per «il diritto al lavoro e alla democrazia». Prima della riunione del Comitato centrale si tiene un incontro tra i vertici dei metalmeccanici e Susanna Camusso. In questa fase la Cgil sembra seguire la linea dei suoi metalmeccanici che peraltro approvano il documento finale del loro parlamentino all’unanimità .
E’ dunque assai probabile che nelle prossime settimane si assista a un nuovo scontro tra il Lingotto e il maggior sindacato della Fiat. Chi lavora per evitare la guerra è l’ex ministro del lavoro, Cesare Damiano: «Nei giorni scorsi – annuncia – ho presentato una proposta di legge per ripristinare l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori nella sua formula originaria». Una mossa che annullerebbe gli effetti perversi del referendum del 1995 e tornerebbe a legare la presenza in fabbrica alla reale rappresentanza delle organizzazioni sindacali e non alla loro maggiore o minore distanza dalle posizioni aziendali. In questo modo la Fiom avrebbe il diritto ad avere i suoi delegati e il dovere di rispettare anche gli accordi che non ha firmato. Una ipotesi che viene vista con sospetto da Roberto Di Maulo, leader del Fismic: «Bisogna superare il sistema delle relazioni sindacali basato unicamente sui rapporti di forza, antico lascito della lotta di classe. Il modello delle rsu va superato, ha più di vent’anni».
In questo clima da vigilia di conflitto la nota positiva per il Lingotto viene dalla rivista Automotive news che proclama Marchionne ad dell’anno.
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