Fiat, Fiom pronta allo sciopero generale

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TORINO – La Fiom annuncia «due ore di sciopero contro la scelta della Fiat di disdettare gli accordi». La Cgil, con Susanna Camusso, apprezza: «E’ uno sciopero giusto». Nel tardo pomeriggio Sergio Marchionne risponde alle polemiche: «La disdetta degli accordi in vigore – dichiara l’ad del Lingotto – ha un aspetto esclusivamente tecnico e fa seguito alla nostra decisione di uscire dal sistema confindustriale». Frasi che, nelle intenzioni, dovrebbero gettare acqua sul fuoco: «Il nostro semplice obiettivo è quello di allineare il sistema produttivo italiano agli standard richiesti dalla concorrenza internazionale». Dunque, secondo Marchionne, «è necessario mettere da parte anni di contrattazione aziendale obsoleta». La Fiat «si impegna a definire il più presto possibile con le organizzazioni sindacali accordi più moderni in grado di assicurare la flessibilità  e la governabilità  degli stabilimenti».
Non c’è ancora una data ufficiale, ma tutto lascia pensare che il nuovo round tra Fiat e sindacati debba cominciare all’inizio della prossima settimana quando, verosimilmente, l’azienda convocherà  tutte le organizzazioni dei lavoratori. Ieri il fronte del sì al contratto di Pomigliano (Fim, Uilm, Fismic e Ugl) ha inviato una lettera a Marchionne per chiedere un incontro urgente «per definire un contratto per gli stabilimenti del gruppo». Quel contratto che ricalcherà  gli accordi separati. Tra le conseguenze c’è anche l’esclusione della Cgil da tutti i luoghi di lavoro del gruppo Fiat. Scenario che la Fiom contrasterà . Ieri Maurizio Landini ha annunciato che l’organizzazione «ricorrerà  a tutte le forme di protesta, non escluso lo sciopero generale» e che da gennaio «eleggerà  i propri rappresentanti nelle fabbriche» trascinando la Fiat in tribunale se si opporrà . Poi l’annuncio delle prime due ore di sciopero.
La Cgil giudica molto grave l’evolversi della situazione. Ieri Susanna Camusso ha attaccato: «La Fiat disdetta gli accordi e scarica i suoi problemi sui lavoratori». E ha sfidato Marchionne: «Accordi migliorativi? Vediamo i contenuti». Corso d’Italia ha invocato l’intervento del governo, ma non sarà  facile coinvolgere il nuovo ministro, Elsa Fornero. Che ieri si è prudentemente limitata a dire: «Quella della Fiat è una questione delicata». La strada è stretta, ma in queste ore c’è chi sta lavorando a una via d’uscita. L’ipotesi è quella di modificare l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori integrandolo con il principio contenuto nell’accordo tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria del 28 giugno scorso. In sostanza attribuendo la rappresentanza in fabbrica sia ai sindacati firmatari degli accordi, sia a quelli che hanno più del 5 per cento dei lavoratori di quella fabbrica iscritti. In questo modo non si andrebbe contro la volontà  referendaria che a suo tempo abolì la posizione di privilegio dei sindacati confederali. La Fiom protesterebbe perché non ha accettato l’accordo di giugno e l’ala più intransigente dei sindacati del “sì” farebbe altrettanto. «Il vantaggio – spiega una fonte vicina al dossier – sarebbe quello di evitare battaglie ideologiche, costringendo al tempo stesso la Fiom ad accettare anche gli accordi che non ha firmato».


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