Eurobond di lusso, la paura fa AAA

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PARIGI. L’ultima uscita di Moody’s, secondo cui il rating di tutti i paesi della zona euro, Germania compresa, potrebbe venir rivisto al ribasso a causa dell’ «aggravamento della crisi del debito», ha portato i paesi ancora quotati AAA sull’orlo di una crisi di nervi. La Francia, il paese più a rischio di perdere le 3A nel ristretto «club dei sei» (Germania, Olanda, Finlandia, Austria, Lussemburgo e Francia), già  sotto «osservazione negativa», intende fare pressioni per cercare una via d’uscita ed evitare le «previsioni autorealizzatrici» delle agenzie di rating Usa. Dalla Germania, secondo il sito del quotidiano Die Welt, viene la proposta di creare delle «obbligazioni d’élite»: degli eurobond limitati al solo «club dei sei AAA», a cui potrebbe aggregarsi la Gran Bretagna che affonda nei debiti e nei deficit, ma ha la Bank of England come garante di ultima istanza. Il ministero delle finanze tedesco ha smentito. Ma l’ipotesi degli eurobond, che la Germania non vuole (per tutta la zona euro) perché permetterebbero alle cicale di continuare a cantare contando sui soldi delle formiche, continua a fare la sua strada. Oggi iniziano a Bruxelles degli incontri tra i servizi di Herman van Rompuy, il presidente del Consiglio europeo, e i paesi membri in vista del vertice dell’8 e de 9 dicembre. Van Rompuy riflette sulla «mutualizzazione del debito pubblico», un altro modo per definire gli eurobond, poiché il Fesf, il fondo salva-stati non decolla (la sua potenza doveva raggiungere grazie all’effetto-leva i mille miliardi, ma questa eventualità  per il momento è rimasta solo sulla carta). Le «voci» su un intervento dell’Fmi in Italia sono un altro sintomo dell’agitazione che ha preso gli alti luoghi di decisione, finora paralizzati e incerti sul da farsi. Giovedì, a Tolone, Sarkozy deve fare un importante discorso sull’Europa. A giorni, prima del Consiglio di dicembre, è attesa una dichiarazione comune franco-tedesca. Francia e Germania potrebbero proporre un’accelerazione, entro fine gennaio, di un’unione dei budget rafforzata, attraverso un mini-trattato, tipo Schengen (cioè intergovernativo per i soli «volontari»). In Germania, un economista che è nel ristretto gruppo dei consiglieri del governo, Peter Bofinger, ha aperto sugli eurobond: «Se la Bce non dovesse agire, se non ci saranno gli euro-bond andremo verso la catastrofe – ha affermato – faremo l’esperienza di un crollo dei mercati finanziari» e di una disoccupazione mostruosa.


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