by Sergio Segio | 10 Novembre 2011 7:16
MILANO – La Robin Hood Tax pesa per entrambe le società . Conseguenza: sia Enel, da subito, sia Terna, a partire dal 2012, dovranno rivedere la loro politica dei dividendi, a causa della diminuzione degli utili. È questo il tratto comune delle trimestrali di Enel, leader in Italia nella produzione di energia elettrica, e di Terna, la società che gestisce le reti ad alta tensione, oltre al fatto di essere tutte e due controllate dal Tesoro.
Poi ci sono le differenze. Enel, che non è più monopolista in Italia dalla fine degli anni Novanta, ha intrapreso una politica di internazionalizzazione che, in questo momento molto difficile per i consumi di energia, le permette di chiudere i nove mesi in leggera crescita, con i ricavi in salita dell’8,5% a 57,4 miliardi e un risultato nette del gruppo dell’1,2% a 3,5 miliardi. Un risultato ottenuto grazie alle prestazioni delle attività di vendita in Sudamerica e nell’Est Europa e all’apporto positivo di Enel Green Power, la controlla delle rinnovabili. Il che ha compensato il calo di redditività in Italia e in Spagna, dove la crisi continua a ridurre i margini. A causa delle maggiori uscite dovute alle tasse (che pesano per 390 milioni in più rispetto al 2010), il direttore finanziario Maurizio Ferraris ha confermato il livello di pay out al 60% degli utili ma allo stesso tempo ha fatto intendere che l’ammontare della cedola non potrà che diminuiti in proporzione ai minori utili.
Da parte sua, l’ad di Terna Flavio Cattaneo ha garantito la stessa cedola per il 2011. Ma l’anno prossimo l’ammontare verrà stabilito «dopo la decisione dell’Authority sulle nuove tariffe». Terna, che ha attività solo in Italia dove è monopolista quasi totale, ha subito un drastico taglio dell’utile della Robin Tax, oltre 142 milioni, superiore a una prima stima che aveva fissato il maggior onere a 80 milioni. Terna ha chiuso i primi 9 mesi del 2011 con ricavi a 1,21 miliardi, in crescita del 3,8% rispetto e un margine operativo lordo a 939,3 milioni (+5,6%). L’utile netto adjusted, depurato dall’effetto tasse, si attesta a 395,7 milioni, in crescita del 6,3%.
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