E la Spagna cancella la mappa uscita dal 1936

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Caduta l’Andalusia, i padroni tornarono, si fecero indicare chi aveva ucciso i tori (qualcuno che indica con il dito «lui, lui e lui» si trova sempre), e li fecero fucilare. Non a caso, da quando esiste la democrazia, la destra in Andalusia non aveva mai vinto. Sino a domenica scorsa.
Quando i franchisti entrarono a Badajoz, in Estremadura, fecero togliere la camicia a tutti i maschi adulti. Chi aveva il segno del rinculo del fucile sulla spalla destra, fu portato fuori città , fucilato, gettato nelle fosse comuni. Non a caso, l’Estremadura sinora era rimasta a sinistra.
Per la prima volta, la mappa politica della Spagna non coincide più con quella dell’Alzamiento del 1936. Tradizionalmente, le zone dove la maggioranza della popolazione aveva seguito Franco votano a destra; quelle dove la maggioranza si era opposta, votano a sinistra. Stavolta in Andalusia il Psoe ha perso il 15,4%. In Estremadura il crollo è stato del 15,2%. Il Pp è cresciuto anche in Catalogna, dove non era mai accaduto che i conservatori di Convergencia fossero il primo partito alle politiche (compresa Barcellona città , anche se non nella provincia); i socialisti perdono quasi 800 mila voti e un leader potenziale, il ministro della Difesa Carme Chacà³n.
Nel 2004, Zapatero vinse grazie alla mobilitazione in Andalusia, Catalogna e Paese basco dopo l’attentato dell’11 marzo, che Aznar aveva attribuito all’Eta. Nel 2008, le stesse tre regioni diedero ai socialisti 34 seggi di vantaggio; nel resto della Spagna era stata la destra a prevalere, per 19 seggi. Stavolta sono crollate le roccaforti. E proprio dal Paese basco vengono le preoccupazioni maggiori. Nella provincia ribelle il partito socialista era il primo. Ora è il terzo. Superato dai separatisti moderati del Pnv e da quelli estremisti di Amaiur, che già  chiedono di anticipare il voto locale previsto per il 2013. L’Eta ha posato le armi, e la svolta ha giovato ai nazionalisti baschi. Patxi Là³pez, il socialista coraggioso che li ha sfidati governando con il Pp, ha perso il 16,6%. Con questi numeri, sono possibili due soluzioni. O — come suggerisce El Pais — un’alleanza nel segno politico della conservazione, tra i popolari e il Pnv, il cui leader Ià±igo Urkullu ha un buon rapporto personale con Rajoy. O — più probabilmente — un’alleanza nel segno dell’autodeterminazione, da sancire con un referendum, primo passo verso l’indipendenza. Già  oggi a Bilbao o a Barcellona si sente parlare della Spagna come di un altrove. Il crollo della sinistra nelle regioni tradizionalmente ribelli a Madrid potrebbe accelerare — insieme con il commissariamento di fatto del Paese, mai come oggi nelle mani di Bruxelles, Francoforte, Berlino — il processo di disgregazione della Spagna, culturale prima che politico.


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