È cambiato il ruolo della Bce

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In assenza di una discussione ufficiale, bisogna attenersi ai fatti e valutare – se del caso – le «voci». E i fatti sono abbastanza chiari. Dall’8 agosto al 10 novembre la Bce ha (avrebbe) speso oltre 110 miliardi per acquistare titoli di stato italiani e spagnoli. Per la precisione: il 75% in Btp, il resto in Bonos. A conti fatti, la Bce avrebbe in mano l’8% circa dei Btp italiani, neutralizzando così in parte le massicce vendite operate da investitori stranieri (leggasi: americani e inglesi, soprattutto). Soltanto questa azione ha permesso che i rendimenti non superassero stabilmente – e irreversibilmente – la soglia del 7%.
Ma proprio questa azione ha convinto tutti che a questo punto la Bce «deve» cambiare ruolo. anche per affrontare un 2012 da paura, con Spagna e Italia impegnate a rifinanziarsi sul mercato per 300 miliardi di euro. Ma così assumerebbe una funzione molto più «politica», meno tecnica e – soprattutto – meno «indipendente». Ma è quello che ha già  fatto, in agosto, inviando la famosa «lettera» al governo italiano firmata da Draghi e Trichet, dove si indicavano misure di politica economica, riforme strutturali e modi per raggiungere gli obiettivi di bilancio.
In mancanza di una «riforma» della banca centarle – lunga da contrattare e realizzare – si fa strada un’ipotesi: la Bce non può prestare soldi direttamente agli stati in difficoltà , ma potrebbe invece farlo verso il Fondo monetario internazionale; che a sua volta «aiuterebbe» i singoli paesi. Altrimenti, dice la voce raccolta anche da Rainews, potrebbe moltiplicare gli acquisti di titoli di stato ben oltre i limiti fin qui rispettati (20 miliardi a settimana), mettendo con le spalle al muro quanti hanno fin qui scommesso sulla rottura dell’euro.
Non sarebbe però una scelta autonoma di Francoforte, che anzi venerdì ha «strigliato» le istituzioni politiche comunitarie a far decollare finalmente il fondo salvastati (Efsf). In parte, sarebbe una «supplenza» richiesta congiuntamente da Francia e Germania, incapaci di trovare un accordo su un modo di finanziare il fondo che sia anche efficace (i mercati, alla prima emissione di bond, lo hanno di fatto bocciato). In parte, sarebbe uno sbocco obbligato. Usando le parole di Draghi, «non possiamo aspettare oltre». Dietro la riduzione degli spread dell’ultima seduta ci sarebbe dunque la convinzione dei «mercati» che la Bce interverrà  ancora, in modo massiccio e duraturo.
Ci sono però due conseguenze «politiche». Così facendo, la Bce denuncia i limiti strategici delle leadership europee, a cominciare da Sarkozy e Merkel. Due «peracottari» – ha avuto modo di definirli Marcello De Cecco – che sono sembrati dei «veri statisti solo perché confrontati con Berlusconi». La seconda ci riguarda da vicino: Monti potrebbe giocare un ruolo meno «esecutivo» di decisioni prese nella Ue. E contribuire e riformularle. Potrebbe…


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