Draghi debutta con una svolta taglio dello 0,25% per i tassi

by Sergio Segio | 4 Novembre 2011 7:44

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MILANO – Da un lato, il taglio dei tassi di Mario Draghi. Dall’altro, il passo indietro dei greci sul referendum per il piano di salvataggio. E sullo sfondo la convinzione che forse la situazione finanziaria mondiale sia già  migliorata. Le Borse europee festeggiano così la seconda giornata consecutiva di recupero: a Milano il Ftse-Mib ha guadagnato il 3,23%, il Dax di Francoforte il 3,11%, il Cac di Parigi il 3,03% e il Ftse 100 l’1,25%.
«A metà  settembre – dice un operatore milanese – sembrava che stessero per fallire le banche francesi, poi si è mosso Sarkozy e la situazione è cambiata». I mercati restano prigionieri della volatilità , ma hanno imboccato un sentiero di crescita. Comparto bancario in testa. Dal 22 settembre Unicredit ha recuperato il 28%, Intesa Sanpaolo il 25%: «La volatilità  resterà  sovrana a lungo – spiega lo stesso trader – ma i minimi di fine estate non torneranno più. A meno che l’economia globale non entri in recessione e la Cina cresca meno del 5%. Due eventualità  che sembrano scongiurate». Insomma, cresce la convinzione che nell’ultima parte dell’anno i listini cresceranno. Qualcuno si sbilancia e scommette su un +5% di Wall Street in due mesi: «Le banche hanno fatto pulizia» sottolinea un analista.
Di certo ieri sono arrivate due ottime iniezioni di fiducia. La prima: Mario Draghi, neopresidente della Bce si è presentato ai mercati annunciando un taglio al costo del denaro di 25 punti base portando i tassi all’1,25%. Una sorpresa per tutti gli investitori che si aspettavano la fine della fase rialzista solo a dicembre. «In questo modo – sottolinea un altro operatore – la Bce ha lanciato un segnale forte: 25 punti non sono i 50 che aspettavamo per dicembre, quando i tassi scenderanno di altri 25 punti, ma così Draghi prende le distanze da Trichet». Tradotto: meno attenzione, almeno in questa fase, all’inflazione per concentrarsi sulla ripresa. Dopo essere rimasto fermo per tutto il 2010, Trichet aveva infatti aumentato il costo del denaro due volte. Draghi, invece, ha ritenuto meno importante il dato inflazionistico.
La seconda. Al termine di un consiglio dei ministri straordinario, il premier greco George Papandreou ha fatto un passo indietro sul referendum chiamato ad approvare il piano di aiuti al Paese aprendo, così, la strada a un governo di larghe intese. L’opposizione, però, chiede le sue dimissioni. Possibile, quindi, che dopo aver traghettato il Paese verso il salvataggio, il premier si faccia da parte. La rinuncia al referendum, però, dovrebbe sbloccare la tranche di aiuti da 8 miliardi che mercoledì notte Angela Merkel e Nicolas Sarkozy avevano minacciato di bloccare.
In questo contesto l’osservato speciale resta l’Italia che però riesce a tirare il fiato. Lo spread tra i nostri titoli di Stato e i bund decennali tedeschi è prima salito al record storico di 462 punti base, poi è sceso, in chiusura, a 429 punti. Un messaggio positivo, ma resta il fatto che l’Italia per finanziarsi sul mercato debba offrire, per coprire il rischio, Paese il 4,29% in più di Berlino. Poco meno di quanto paga il Portogallo e poco più di quello che spende la Spagna. E così il rendimento dei Btp decennali dopo esser schizzato fino al 6,4%, è calato al 6,1%. Il rapporto di Stabilità  finanziaria di Bankitalia spiega come il debito sia sostenibile, almeno fino al 2014, anche con tassi di rendimento all’8% ma il governatore Ignazio Visco non ha dubbi: «Bisogna abbattere il rapporto debito/Pil». Per evitare di dover chiedere l’aiuto fondo Salva Stati.
E in attesa del documento finale del G20 di Cannes, gli investitori guardano già  alle prossime scadenze, quando gli Stati Uniti inizieranno a lavorare sul budget 2012, anno di elezioni, e soprattutto quando la Fed deciderà  come comportarsi dopo il taglio dei tassi della Bce. E in tanti scommettono sull’arrivo di un nuovo “quantitative easing” in sostegno all’economia.

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