by Sergio Segio | 8 Novembre 2011 7:25
ROMA – Domanda mutui per acquistare casa in caduta libera. Prosegue, inesorabile, la contrazione della richiesta di mutui ipotecari da parte delle famiglie italiane. A ottobre di quest’anno la tendenza registra un pesantissimo meno 33% rispetto allo stesso periodo del 2010. In pratica dieci punti percentuali in più sul dato di settembre e 19 punti in più su quello di luglio.
Il quadro emerge grazie all’Eurisc, il Sistema di Informazioni Creditizie del Crif. «Questa picchiata delle richieste di mutuo – spiega Enrico Lodi, direttore generale di Crif – ha una motivazione nuova. Ormai le famiglie italiane vivono una specie di autocensura preventiva. In altre parole, rinunciano anche solo a chiedere un mutuo perché le probabilità di ottenerlo sono a loro volta in flessione. Le banche hanno scarsa disponibilità di denaro, non concedono volentieri dei prestiti e le persone neanche provano a chiederne».
Sulla domanda di finanziamento immobiliare incide poi, fortemente, il rischio spread. In pochi mesi, il ricarico delle banche è praticamente raddoppiato, passando da 1,30% a 2,6% e riflettendosi, così, pesantemente sul tasso finito. E se si vanno a vedere i fogli informativi delle banche, alcuni indicano addirittura spread al 3,5% o al 4 per cento. «L’incremento dello spread – conferma Roberto Anedda, vicepresidente di MutuiOnline – è forzato dal deprezzamento dei titoli di Stato italiani, che ha come conseguenza l’aumento dell’ormai famoso spread, cioè del differenziale di rendimento tra i nostri Btp e i Bund tedeschi. Differenziale che ora si avvicina a quota 5%. Questa soglia è certamente costosa sia per il nostro debito pubblico sia per le banche che devono approvvigionarsi di liquidità ».
Il risultato è una contrazione della capacità di operare per le banche se non a costi crescenti per la clientela. In questo scenario, trovare mutui a condizioni accettabili e banche disposte ad erogarne si è fatto sempre più difficile. Il taglio dei tassi di interesse dello 0,25% – primo passo della Bce sotto la gestione di Mario Draghi governatore – potrà contribuire solo in parte ad allentare la tensione sul mercato dei mutui.
In questa situazione, le banche saranno ancora più selettive nella concessione del credito, adottando modelli che tengano conto delle effettive disponibilità economiche del potenziale mutuatario, oltre che del livello del suo indebitamento.
Peraltro, la domanda di mutui non viene sostenuta nemmeno dallo stallo del mercato immobiliare. Le case si vendono a ritmi molto più blandi e questo calo della domanda genera una flessione dei prezzi degli immobili, per quanto limitata e inferiore a quella di altri Paesi. Insomma, ci sarebbero condizioni in grado di rendere appetibile l’acquisto di abitazioni anche come forma di investimento finanziario. Ma niente si muove più come uno o due anni fa.
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