by Sergio Segio | 10 Novembre 2011 17:57
Roma – Aumentano nel 2011 i casi di discriminazione rilevati dall’Unar, l’Ufficio nazionale antidisciminazioni razziali della Presidenza del Consiglio. Sono stati registrati 859 episodi nei primi dieci mesi dell’anno. Nello stesso periodo del 2010 (dal primo gennaio al 31 ottobre) erano stati 653, la crescita è del 31,54%. Cinquantuno le aggressioni o i tentativi di violenza, anche queste in aumento rispetto ai 37 casi dei primi dieci mesi dell’anno scorso e ai 47 in totale nel 2010. Per quanto riguarda le aree geografiche, il 31% (266 casi) delle discriminazioni si è verificato nell’Italia Centrale, il 25,3% (217 casi) nel Nord Est, il 24,9% nel Nord Ovest (214), il 9,1% nel Meridione (78), il 3,7% nelle isole (32 casi), per 52 episodi non è nota la localizzazione territoriale.
Nell’ordine sono Lazio, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana le regioni maglia nera, dove sono concentrate la maggiorparte delle discriminazioni e sono aumentate rispetto a un anno fa. Il Lazio con il 19,3%, la Lombardia con il 19% e il Veneto con l’11,4%, insieme totalizzano quasi il 50% di tutti gli atti razzisti compiuti nel Paese. Il 61,4% ha subìto una discriminazione diretta, il 17,2% diretta con l’aggiunta di molestie, l’8,6% indiretta, il 3,8% è stato discriminato per l’orientamento sessuale e il 2,6% per un handicap. Per quanto riguarda l’ambito in cui si è consumata la discriminazione, i primi 4 sono: il lavoro, con il 20,7% degli 859 casi registrati, seguono la vita pubblica con il 17,6%, i mass media con il 17% e il 12,2% nell’erogazione di servizi da parte di un ente pubblico, evidenziando così preoccupanti fenomeni di ‘razzismo istituzionale’. Scorrendo la statistica, il dato sulle Forze dell’ordine si attesta al 3,3%.
“Sono state molte le ordinanze dei sindaci del Nord Est revocate dai giudici grazie ai pareri favorevoli ai ricorrenti che l’Unar ha reso in giudizio per l’assunzione della decisione, abbiamo fornito più di 50 pareri in due anni che sono liberamente consultabili per fattispecie analoghe – spiega Massimiliano Monnanni, direttore dell’Unar dal 2009 – sulla vicenda dei buoni vacanza per le fasce sociali più deboli riservati ai cittadini italiani (disposti dalla stessa presidenza del Consiglio,ndr.), il decreto è stato emendato su nostra richiesta prima che il tribunale si pronunciasse”. Crescono le discriminazioni sui luoghi di lavoro, che schizzano dal 13 al 20% in un solo anno (da 87 a 178 casi). “In molti casi si è trattato dei bandi di accesso al censimento – continua Monnanni – solo Bolzano e Livorno ammettevano i cittadini stranieri per fare i rilevatori, abbiamo scritto a tutti i comuni capoluoghi e l’80% ha riaperto i requisiti”.
Rispetto al 2010, quando le vittime erano maschi per il 57% e donne per il 43%, nel 2011 si registra un’inversione di tendenza, con le donne al 52,8%. Secondo il direttore dell’Unar “questo è frutto della campagna fatta nel 2011 per fare emergere le discriminazioni subìte dalle donne, il dato attuale è più in linea con la popolazione statistica dei migranti”. Il 40% delle segnalazioni è arrivato all’Unar tramite il web, con l’invio di email o compilando un modulo sul sito dell’Ufficio antidiscriminazioni. Il 26% delle istruttorie deriva dal monitoraggio dei Media. L’ufficio si è attivato dopo aver rilevato comportamenti discriminatori riportati nei casi di cronaca sulle principali testate nazionali. Il 7,3% sono segnalazioni che arrivano dagli sportelli sul territorio, un dato in crescita. Nel 66% dei casi l’Unar è stato interpellato per un parere, nel 30% per sostegno o aiuto. E’ stato l’Ufficio a prendere l’iniziativa nel 37,7% dei casi, su richiesta della vittima nel 35,7% delle istruttorie. Seguono le segnalazioni da parte di un testimone o di associazioni. Dopo i primi dieci mesi del 2011, un caso su due è stato risolto con esito positivo (57,9%), vuol dire che la discriminazione è stata risolta o c’è stata una compensazione. (rc)
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