Credibilità , crisi e mercati così l’Italia è sotto accusa

by Sergio Segio | 9 Novembre 2011 7:54

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MILANO — Breaking news per i giornali inglesi e americani, alerte per i francesi, eilmeldung per i tedeschi, urgente per gli spagnoli. Declinata in qualunque lingua, su qualunque sito on line di qualunque quotidiano del mondo la notizia del giorno, quella su cui dal mattino erano puntati i riflettori, quella che appena passate le quattro del pomeriggio e poi le otto si sera inizia a lampeggiare siamo ancora noi. È l’Italia. Il suo governo. La sua crisi di credibilità . Sintesi del flash pomeridiano, per tutti, dal Wall Street Journal a Le Monde, dalla Sà¼ddeutsche Zeitung a El Mundo: «Silvio Berlusconi ottiene il voto sul bilancio ma perde la maggioranza». Simil-epitaffio finale, dopo l’incontro al Quirinale: «Giorgio Napolitano annuncia che Silvio Berlusconi si dimetterà  dopo l’approvazione delle misure chieste dall’Europa».
Seguono a stretto giro le cronache. Poi le analisi. Poi i commenti. Tra le preoccupazioni per le dimensioni della crisi a Roma, ma anche con un non troppo nascosto inizio di sollievo. Perché è vero che, da un lato, le incognite su quest’infinta agonia politico-economica fanno di nuovo volare lo spread Btp-Bund pericolosamente vicino a quota 500. È vero che è già  a questo punto che partono i blog e, quando ancora ci si chiede se arriveranno le dimissioni e che sorte toccherà  alla legge di stabilità , il live del Wall Street ruota attorno a «quale domani per l’Italia» mentre sul Times i trader parlano della «peggior combinazione possibile: la gente si aspettava un cambiamento nella leadership, il fatto che Berlusconi abbia vinto il voto ma perso la maggioranza aumenta l’incertezza a breve». Dall’altro lato, però, rieccheggia più o meno ovunque il leit motiv di molti commenti alle cronache che, già  ieri mattina, ci avevano drammaticamente riportato «in prima» sui maggiori quotidiani internazionali. Spesso con maxi titoli di apertura. Sempre, o quasi, su una linea che il Financial Times sintetizzava, certo, con l’allarme lanciato dalla prima pagina: «I bond dell’Italia in zona rischio» (e a rendere l’idea una foto del Colosseo sotto un cielo da nubifragio). Insieme c’era però anche la riconferma che il problema del Paese «non è la capacità » di pagare il proprio debito ma «un crollo di credibilità ». Perciò non c’è altra strada, ribadivano dalla City. Gli italiani devono «aiutarsi da soli». E «possono farlo: cacciando il primo ministro Berlusconi».
Non è il più spietato dei commenti che ha riempito la stampa internazionale, in un’attesa scandita da aggiornamenti continui sulle edizioni on line (con l’Italia quasi sempre in apertura, a partire dalla «sfiducia» di Umberto Bossi: «L’alleato chiave chiede le dimissioni di Berlusconi, i mercati se le aspettano», riassumeva tra gli altri Le Monde). Va giù pesante il Times, con la satira un po’ macabra di una vignetta: il Cavaliere sul letto di morte, gli occhi già  chiusi da due monete da un euro quale obolo per Caronte. Non gli risparmia nulla la Sà¼ddeutsche Zeitung: «Si aggrappa alla poltrona». Sono drastici, perentori gli altri due più autorevoli quotidiani di Germania: per il Financial Times Deutschland «Berlusconi è la crisi in persona», per Handelsblatt «L’Italia ha bisogno di un nuovo inizio senza Berlusconi».
Qualcuno potrà  dire: sono tedeschi, difendono la linea e in qualche modo «vendicano» Angela Merkel. Quello stesso qualcuno potrebbe usare analoga chiave di lettura spostandosi in Spagna, che non sta (non stava?) molto meglio di noi ma ora può a sua volta darci lezioni: «Finché l’Italia non licenzierà  il suo primo ministro continuerà  la crisi del suo debito e di quelli europei» (El Pais). Il guaio è che il coro non è solo tedesco, francese, spagnolo, inglese, americano. Persino gli «amici israeliani», con Maariv, parlavano già  di «viale del tramonto». Infilato da Berlusconi con il «colpo dallo Stivale» su cui si interrogava (ora non più) Yediot Ahronot.

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