by Sergio Segio | 6 Novembre 2011 8:04
La pagina del «Corriere della Sera» acquistata dall’imprenditore Giuliano Melani con l’invito ai cittadini di acquistare i titoli di Stato italiani, Bot e Btp, per sostenere il debito
L’intervento
«Vi prego smettiamo di vivere in questa eterna paura e mancanza di speranza». «Ogni anno ci viene chiesto di rinnovare il debito per circa 260-270 miliardi. Sono circa 4.500 euro a persona», ha scritto Melani ROMA — Precipitarsi in banca a comprare titoli di Stato italiani, «anche a tasso zero», come ha proposto Giuliano Melani, un professionista fino a ieri sconosciuto, con un appello a pagamento lanciato sul Corriere, è senza dubbio «una buona iniziativa, un appello da raccogliere», dice il direttore generale della Confindustria, Giampaolo Galli. Ma, da sola, «non basta». L’Italia, aggiunge Galli, «ha bisogno che vengano fatte le cose che ci chiede l’Unione europea e che saranno in grado di dare fiducia ai mercati ma anche ai risparmiatori italiani». In questo senso, continua il direttore generale, «l’appello di Melani può essere utile come sprone a fare le cose. L’Italia è troppo grande per essere salvata dalla Ue o dal Fondo monetario. Deve far conto sulle proprie risorse. E il nostro Paese ne ha tante: imprese competitive, famiglie che risparmiano, banche che non si sono lanciate in avventure finanziarie. Dobbiamo risolvere due problemi, il debito pubblico e la bassa crescita, ai quali si è ora aggiunta una questione di credibilità . Ma ce la possiamo fare». Una fiducia, questa di Galli, che si estende ai titoli pubblici: «Io ne ho e non li ho venduti».
Per incoraggiarne l’acquisto sarebbe favorevole che le banche azzerassero per un giorno le commissioni, come ha proposto il Corriere? «Questo devono deciderlo le banche», dice Galli. E una prima risposta positiva è già arrivata. Se infatti la «giornata del nostro debito comune» verrà organizzata come il Corriere ha auspicato a seguito dell’appello di Melani, c’è già Intesa Sanpaolo che annuncia la sua adesione promettendo di «azzerare le commissioni di sottoscrizione alle famiglie», come si legge nella lettera del numero uno Corrado Passera (pubblicata di fianco).
Anche Ivan Malavasi, leader della Cna e presidente di turno di Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casa) distingue tra la generosità dell’iniziativa di Melani e le concrete possibilità che possa essere questa la soluzione dei problemi dell’Italia. «Credo che Melani abbia buttato il cuore oltre l’ostacolo. Un grande atto d’amore per il Paese che possiamo anche fare. Io stesso ho titoli di Stato e credo che lo Stato sia solvente. Ma non possiamo nasconderci che questo non è sufficiente. Non possiamo farcela se prima la politica non ricostruisce le condizioni di credibilità circa le nostre capacità di risanamento. Noi imprenditori possiamo fare la nostra parte, creare lavoro e cercare di competere, senza chiedere contributi, ma solo meno burocrazia. La politica, però, deve ridare credibilità al Paese».
Sostegno pieno all’appello di Melani è arrivato ieri da Francesco Storace, segretario de La Destra, secondo il quale deve essere innanzitutto la classe politica a dare l’esempio, mentre avevano già espresso adesione il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, e la parlamentare del Pdl Michela Biancofiore. Una proposta articolata di riacquisto dei titoli pubblici viene intanto dall’Associazione per la riduzione del debito pubblico presieduta da Nicola Paglietti. Che dice: «Il problema del debito è alla nostra portata. Si tratta infatti di 1.900 miliardi mentre la ricchezza delle famiglie è di 8.600 miliardi, di cui 3.600 di ricchezza finanziaria». Lo Stato, secondo l’associazione, dovrebbe emettere Btp quinquennali o decennali al 2% garantiti dal patrimonio pubblico che diano ai cittadini sottoscrittori un «premio di risanamento», cioè un interesse straordinario una volta raggiunto l’obiettivo di riduzione del debito alla media europea».
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