by Sergio Segio | 29 Novembre 2011 9:38
Noi vorremmo provare a indicare le prime dieci cose da fare subito per chiudere la stagione del razzismo di Stato, stabilendo un rapporto diverso tra istituzioni e persone di origine straniera: 1) ripristinare i tavoli istituzionali di confronto con le organizzazioni sociali operanti prima del 2008; 2) riattivare la programmazione triennale e il decreto flussi annuale, ricostituendo il fondo nazionale per le politiche migratorie; 3) chiudere in modo positivo tutti i casi ancora aperti legati all’ultima sanatoria, riconoscendo le ragioni di chi è stato truffato e di chi si è fidato dello Stato; 4) sostenere i percorsi di regolarizzazione anche attraverso l’applicazione della Direttiva sulla lotta al lavoro nero; 5) chiudere tutti i centri di detenzione, ridimensionando il sistema di controllo e rimpatrio degli irregolari, adottando le misure previste nella Direttiva Rimpatri, consentendo il diritto alla difesa e istituendo una commissione indipendente che verifichi stabilmente il rispetto dei diritti delle persone detenute nei CIE (nella prospettiva di chiuderli); 6) riportare all’interno del sistema SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiatila) rete d’accoglienza emergenziale gestito dalle Regioni e dalla Protezione Civile, arrivando ad un numero di posti SPRAR pari alle persone che ne hanno diritto, e intervenire anche sui percorsi di inclusione sociale di chi ha ottenuto lo status ma viene abbandonato a se stesso; 7) a proposito della cittadinanza per i nati in Italia e della naturalizzazione per chi la chieda, in attesa di riformare la legge, si potrebbe rendere trasparente e meno punitiva la procedura (l’anno scorso c’è stato un forte aumento delle risposte negative). Già un passo avanti sarebbe accelerare i tempi di risposta; 8) finanziare, anche con risorse europee, i corsi di italiano per stranieri, abbandonando l’assurdità del permesso a punti e introducendo un sistema che consenta a chi lavora di seguire i corsi; 9) predisporre un piano nazionale per il superamento dei campi rom, insieme alle organizzazioni sociali e con una ampia partecipazione dei diretti interessati; 10) concludere il processo per l’indipendenza dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), predisponendo un piano nazionale contro le discriminazioni che acceleri il progressivo radicamento sul territorio di strumenti e attività .
Confidiamo che chi è stato chiamato alla responsabilità di ridare credibilità all’Italia, possa farlo anche su un terreno come quello dell’immigrazione che riguarda la qualità della nostra democrazia e il futuro del nostro Paese.
* responsabile immigrazione ARCI
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