by Sergio Segio | 18 Novembre 2011 8:29
ROMA – È durata poche ore la pax verde tra il neo ministro dell’Ambiente Corrado Clini, un tecnico di lungo corso che non ha mai nascosto la sua simpatia per il nucleare, e il movimento ecologista. Al microfono di “Un giorno da pecora”, su RadioDue, dopo una battuta sulla differenza tra lo spritz al sauvignon e quello con il prosecco, Clini si è lanciato in un’affermazione meno leggera: «Il ritorno al nucleare è un’opzione sulla quale bisognerebbe riflettere molto, anche se quello che è avvenuto in Giappone ha scoraggiato. Comunque, di base, rimane ancora una delle tecnologie chiave a livello globale. È possibile a certe condizioni».
Il tempo di leggere queste dichiarazioni sulle agenzie di stampa e si è scatenata una controffensiva che ha unificato tutto il centrosinistra. «Se il buongiorno si vede dal mattino oggi non è un buon giorno per l’ambiente», polemizza il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. «Alla prima dichiarazione pubblica il ministro Clini ha già sbagliato due volte. In primo luogo perché ritiene che in Italia bisogna considerare l’opzione nucleare, in secondo luogo perché, esercitando uno strumento di democrazia diretta, il popolo italiano ha bocciato con il 95 per cento dei voti questa tecnologia obsoleta e pericolosa».
«Con il referendum di giugno 27 milioni di italiani hanno detto un no definitivo al nucleare», rincara la dose il presidente dei Verdi Angelo Bonelli. «Invece di guardare indietro Clini farebbe meglio a dedicarsi al Piano nazionale per l’efficienza energetica in modo da riparare ai danni prodotti dal decreto Romani che ha affossato il settore delle fonti rinnovabili».
Attacco serrato anche da parte delle associazioni ambientaliste, a cominciare da Greenpeace, da sempre in prima fila contro il nucleare. «Il nuovo ministro dell’Ambiente – afferma il direttore Giuseppe Onufrio – parte con il piede sbagliato. Al di là del fatto che il nucleare è in declino in tutto il mondo, non può mettere tra parentesi il parere della maggioranza assoluta degli italiani. Se pensa di riproporre soluzioni vecchie e pericolose, compresi gli Ogm che il nostro paese rifiuta quanto il nucleare, renderà più difficile la vita al governo».
Un fuoco di sbarramento a cui Clini ha deciso di rispondere in serata correggendo il tiro. «Io non ho mai neppure lontanamente pensato che dopo il referendum avesse senso parlare di nucleare in Italia», precisa il ministro. «Da questo punto di vista si è trattato di un equivoco, probabilmente facilitato dal clima caotico della trasmissione a cui ho partecipato».
Il ministro dell’Ambiente non rinnega la sua apertura al nucleare ma la inserisce in un contesto diverso: «Mi chiedevano una risposta secca: favorevole o contrario. Ho detto che il tema non poteva essere liquidato in questo modo. Il mio era un discorso di tipo generale, parlavo a livello globale. E, da questo punto di vista, penso che il nucleare sia una tecnologia sulla quale si può discutere visto che rappresenta una quota non trascurabile dell’energia prodotta nel mondo».
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