Cgil: tre anni di crisi stroncano il lavoro bruciato quasi un milione di posti

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    ROMA – Un milione di posti di lavoro andati in fumo in tre anni di governo Berlusconi. Dalla campagna elettorale del 2001, quando l’allora candidato premier firmò il «contratto con gli italiani» promettendo la creazione di almeno un milione di posti di lavoro, ad oggi sono passati esattamente dieci anni. Ma quel milione di occupati, invece che creato, è stato distrutto. Lo segnala uno studio dell’Ires-Cgil.
Alla cifra tonda manca poco: fra il 2008 e il 2010, sottolinea il sindacato, «il crollo dell’occupazione è stato rovinoso, sono stati persi almeno 863 mila posti di lavoro. La crisi ha peggiorato la situazione e ha inciso anche sull’andamento dei contratti interinali e atipici». La situazione internazionale, precisa lo studio, «ha messo a nudo le debolezze strutturali dell’economia italiana, cresciuta fino al 2008 ad un ritmo pari a circa la metà  di quello medio dell’Unione. Il prodotto interno lordo del nostro paese è tornato, nel punto minimo, quello di nove anni prima, una regressione temporale che non ha uguali in Europa».
Una lettura, quella della Cgil, confermata anche da uno studio dell’Ocse. L’organizzazione ha messo a confronto i dati dell’Italia con quelli degli altri paesi sviluppati: la media, a settembre, è risultata dell’8,2 per cento, un tasso invariato dall’inizio dell’anno, ma Italia e Spagna hanno segnato una crescita. Vertiginosa quella di Madrid (più 0,4 fino a raggiungere il 22,6 per cento) ma netta anche quella italiana: più 0,3 fino a quota 8,3 per cento. Rigurardo la sola zona euro il tasso tocca il 10,2 per cento. Per la Uil il rapporto Ocse mette in evidenza la natura strutturale del problema: «Accanto ad un 8,3 per cento di disoccupazione – ricorda Guglielmo Loy, segretario confederale – vi è in Italia anche un’alta presenza di inoccupati e di lavoratori che, se non beneficiassero della cassa integrazione, ingrosserebbero maggiormente tali tassi».


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