by Sergio Segio | 2 Novembre 2011 7:15
TORINO – Alle 11 di questa mattina i sindacati e i dipendenti della Irisbus di Avellino devono decidere se firmare l’accordo con la Fiat per la chiusura dello stabilimento. Dopo tre mesi e mezzo di sciopero per portare all’attenzione dell’Italia la storia dello stabilimento di autobus condannato alla chiusura per mancanza di commesse pubbliche, oggi le tute blu di Valle Ufita varcheranno nuovamente i cancelli e si riuniranno in assemblea. Sul tavolo l’accordo che lunedì notte i sindacati hanno deciso di non firmare. Il testo prevede che le organizzazioni sindacali vadano a Roma insieme all’azienda a chiedere al ministero dello sviluppo economico la cassa integrazione per chiusura attività . Una soluzione che Fiat Industrial sollecita da tempo ma che i sindacati non vogliono perché ridurrebbe le possibilità di trovare una via d’uscita industriale allo stabilimento avellinese.
I 650 dipendenti della Irisbus, ai quali vanno aggiunti altri 300 dell’indotto, chiedono che vengano garantite nuove commesse pubbliche per convincere la Fiat a non smantellare gli impianti e propongono di verificare ogni proposta di acquisto, anche quella di una società cinese che nelle scorse settimane si sarebbe fatta avanti. Durante i 3 mesi e mezzo di sciopero la Fiat ha inviato dieci lettere di sospensione ad altrettanti dipendenti accusati di aver bloccato i cancelli impedendo l’uscita degli autobus finiti che, per una singolare coincidenza, devono essere consegnati all’azienda municipale di Torino. Le lettere di sospensione rischiano di trasformarsi in altrettanti licenziamenti. «La Fiat ha proposto di scambiare la nostra firma dell’accordo sulla chiusura dell’impianto con la rinuncia dell’azienda ai dieci licenziamenti. Un ricatto che noi non abbiamo accettato. Abbiamo proposto di firmare l’accordo spiegando che però noi non consideriamo chiusa la partita per tenere aperta la fabbrica», spiega il leader della Fiom, Maurizio Landini. «Non c’è stato alcun ricatto – ribattono da Fiat Industrial – semplicemente è evidente che se si arriva alla chiusura dello stabilimento l’azienda non ha alcun interesse a mantenere i licenziamenti. Ma siamo sulla buona strada per trovare un accordo nelle prossime ore». I sindacati illustrano questa mattina ai lavoratori le loro posizioni. Poi la partita tornerà comunque al ministero dello Sviluppo: sia che si arrivi alla trattativa sulla chiusura, sia che, come vogliono i sindacati, si prolunghi la cassa di un anno per crisi di mercato. Senza altri interventi, dal 15 dicembre scatterà la mobilità .
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