by Sergio Segio | 23 Novembre 2011 8:07
ROMA – È contro la mafia il primo impegno istituzionale. Venerdì, a Palermo, con prefetti e polizie, quando sarà aperta la sezione dell’agenzia per i beni confiscati. È presto per annunciare il programma, ma Anna Maria Cancellieri, il prefetto divenuto ministro dell’Interno che oggi riunisce il comitato sull’ordine pubblico, non si sottrae a un incontro con la stampa, lei che per vent’anni proprio di giornali s’è occupata in prefettura a Milano, al punto da diventare pubblicista.
Una spilla a forma di cavallo alato come portafortuna, una forza comunicativa che la fa apparire più abile di un politico consumato. Paletti fermi. Come quello sulle donne: «Quote rosa? Vorrei che non ce ne fosse più bisogno. Non dovrebbero esserci riserve indiane. Sono per la parità sostanziale, bisogna scegliere le persone, maschi o femmine che siano, in base a bravura e competenza». Come sulla natura del governo: «Non dobbiamo avere una linea politica, non siamo stati eletti, io non ho un partito alle spalle, né un programma politico da illustrare. Farò il mio dovere, come l’ho fatto da prefetto e da commissario». Fioccano le richieste di interviste. Lei si schermisce: «Voglio essere giudicata non per le parole, ma per i fatti».
Si chiude l’era Maroni, il leghista che ogni sabato imponeva di diffondere le statistiche sugli stranieri espulsi. Un Maroni che pure parla bene della Cancellieri e di cui lei ha confermato il capo di gabinetto Procaccini. Ma un leghista da cui non ci si può non discostare. Le ronde, da lui sostenute? Lei, con un sorriso: «Non esistono». I sindacati, sempre polemici con l’ex ministro per i tagli da 2,4 miliardi di euro al punto da ridurre le auto senza benzina, li vedrà «prestissimo», ne ha già parlato col capo della polizia Antonio Manganelli, «da tempo mio amico». I comuni non sciolti, come Fondi e Belmonte Mezzagno, il paese dell’ex ministro Saverio Romano: «Approfondirò». Tantissime le cose da fare. Sul tavolo della Cancellieri c’è la sentenza del Consiglio di Stato che ha azzerato il piano sui rom di Maroni («Presto interverremo»). C’è il dossier immigrazione («Conosco bene la questione»). C’è il piano sui black block («Lo studierò»).
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