Caltagirone si autosospende da Mps

by Sergio Segio | 2 Novembre 2011 7:12

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MILANO – Francesco Gaetano Caltagirone, uno degli imprenditori più liquidi d’Italia, si autosospende dalla vicepresidenza del Monte dei Paschi di Siena. La lettera al cda della banca arriverà  stamattina ed è la diretta conseguenza della sentenza di primo grado del processo Bnl-Unipol. Sentenza che ha condannato l’imprenditore romano a tre anni e sei mesi così come gli altri membri del cosiddetto “contropatto” ai tempi della scalata Bnl.
La sospensione è un atto dovuto secondo il Testo unico bancario, che prevede la perdita dei requisiti di onorabilità  nel caso di condanna penale di primo grado ma con possibilità  di un reintegro dell’assemblea ordinaria. Questo è l’iter ed è dunque probabile che il prossimo cda convocato il 10 novembre per analizzare i conti del terzo trimestre deciderà  anche come procedere nel caso di Caltagirone. Potrà  decidere di convocare un’assemblea prima di Natale, o aspettare ad aprile l’assemblea di approvazione del bilancio. Fatto sta che Caltagirone, titolare di un 4% circa in azioni della banca, resterà  fuori dal consiglio qualche mese. La stessa sorte era toccata tempo addietro a Cesare Geronzi, sospeso una prima volta in Capitalia e una seconda in Mediobanca ma nei due casi reintegrato. Allo stesso modo non paiono sussistere dubbi sulla riconferma della fiducia a Caltagirone che nella banca senese ricopre un ruolo importante come azionista privato insieme alla francese Axa.
Caltagirone è un personaggio di peso nel capitalismo italiano, avendo accumulato un patrimonio, specie immobiliare, di svariati miliardi. Il core business del suo gruppo è rappresentato dalle costruzioni di Vianini, da Cementir e da attività  immobiliari ma è anche editore di quotidiani importanti come il Messaggero, il Mattino e il Gazzettino di Venezia. Gli piace investire la sua liquidità  in titoli di banche e assicurazioni, spesso con fiuto non comune.
Nel 2004-2005 aveva puntato sulla Bnl coagulando diversi investitori nel cosiddetto contropatto che poi vendette alla Unipol, ottenendo una succosa plusvalenza. Per Caltagirone si trattò di incassare più di 250 milioni di guadagni anche se ora quell’associazione gli costa una pesante condanna in primo grado. I soldi dell’incursione in Bnl sono poi stati investiti nel Monte e in un pacchetto di azioni Generali, andato crescendo nel tempo. Caltagirone per il Leone di Trieste ha usato la tecnica dei vecchi scalatori di Borsa, continuando a comprare sulle debolezze del titolo e ora si trova a essere forse l’unico dei soci privati di Generali a non registrare vistose minusvalenze, al contrario della De Agostini o di Leonardo Del Vecchio. E non si può escludere che anche in questi giorni Caltagirone stia accumulando ancora azioni del Leone, magari per rafforzare la sua posizione di primo socio di riferimento dietro soltanto a Mediobanca.

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