Bimbi su Internet, la svolta dei pediatri “Anche a 7 anni se i genitori vigilano”

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DIECI anni sono troppi per iniziare a usare Internet, meglio farlo a sette, seguendo l’esempio di Danimarca e Svezia: la presenza di un adulto resta indispensabile, ma l’accesso precoce al computer potrà  evitare un ritardo, quello italiano, che rischia di diventare un vero e proprio svantaggio sul piano della conoscenza. L’invito arriva dagli Stati Generali della Pediatria italiana, dove ieri è stata presentata Eu kids Online, la più grande ricerca mai realizzata (25 paesi coinvolti e 25.000 ragazzi tra i 9 e i 16 anni intervistati, nel quadro del Safer Internet Programme dell’unione europea). E anche se usare il pc per due ore al giorno o più resta fortemente controindicato, la linea degli esperti è cambiata: non meno, ma meglio.

«Nonostante dati che possono destare preoccupazione è giunto il momento di proporre un uso positivo della rete – spiega Alberto Ugazio, il presidente della Sip, la Società  italiana di pediatria che ha promosso gli Stati Generali – La ricerca mostra anche come i ragazzini italiani utilizzino la rete come strumento di conoscenza meno dei loro coetanei (solo il 49 per cento dispone di un collegamento a scuola, contro una media europea del 63). E l’81 per cento dei genitori di chi ha visto o ricevuto immagini offensive ignora che il fatto sia avvenuto».

Molti sono gli usi positivi: l’85 per cento degli intervistati italiani si serve della rete per le ricerche scolastiche, per giocare (83%), per comunicare con gli amici (62%), mentre il 57% ha almeno un profilo personale su un social network. Restano temibili i rischi di cyber-bullismo (il 6 per cento ha ricevuto messaggi offensivi), la pornografia (il 7 per cento dichiara di aver visto immagini a sfondo sessuale) e il sexting (il 15 per cento del campione ha ricevuto o inviato immagini a carattere sessuale).

Come rimediare? I pediatri italiani hanno messo a punto un Manifesto, il primo che non si limita a suggerire divieti ma avanza proposte concrete di media education. Cominciando dagli strumenti: Banda Larga ovunque (oggi la copertura ha da poco superato il 21%, contro il 26 per cento della media europea), una Lim (lavagna interattiva multimediale) in ogni aula mentre oggi ne esiste soltanto una per scuola, l’aggiunta di e-book ai testi tradizionali. Ma, soprattutto, gli esperti della Sip (che ieri hanno ricevuto l’adesione di altri soggetti coinvolti nel rapporto tra rete e bambini, come gli agenti della Polizia Postale) ritengono che l’uso “precoce” della tecnologia consentirebbe di pensare al web come a uno degli strumenti indispensabili all’educazione. «La mediazione di un adulto, insegnante o genitore, resta indispensabile – sottolinea il presidente della Sip – ma occorre cominciare fin dalle prime classi elementari. Per farlo serve investire sulla formazione dei docenti, sapendo che quanto si impara a scuola si rifletterà  sull’intera società , come nei progetti come “Nonni al computer”, dove gli allievi delle scuole medie insegnano agli anziani».

Ultimo tassello, le lezioni videoregistrate, per usarle a casa senza limiti di tempo.


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