Bersani e la piazza del Pd: daremo il nostro contributo
ROMA — Oggi — è un pomeriggio grigio — Bersani vuole infondere orgoglio nelle vene del Partito democratico. E vuole rassicurare i critici (e l’Europa): il Pd è degno di fiducia, pronto a governare, ha progetto e alleati.
Questa manifestazione, per la «Ricostruzione» di una nazione screditata e intaccata, fu annunciata a fine agosto. E adesso piazza San Giovanni, dopo indignati e violenti, è piena di lavoratori, famiglie, bimbi. Non ci sono volti famosi di cultura e spettacolo. Il segretario socialista francese Hollande invia un video messaggio. Il segretario della Spd tedesca, Gabriel, parla in carne e ossa. Bersani non impenna i toni. È serio, perché il momento è grave e, tuttavia, pieno di prospettive interessanti.
Ecco il percorso: «Non cerchiamo ribaltoni, né soluzioni di piccolo cabotaggio. Se c’è la possibilità per un nuovo governo credibile, daremo il contributo a misure per la salvezza nazionale». Governo di transizione, senza Berlusconi, né fedelissimi di Berlusconi al comando, si può fare. Messaggio per il presidente Napolitano, al quale «diciamo grazie e grazie ancora». Transizione, «ma sulla base di un nuovo patto sociale, capace di tenere unito il Paese». Prima o dopo, però, arriveranno le elezioni e quindi «un ciclo più radicale di cambiamento». L’alternativa sarà chiara: o il populismo berlusconiano o la riforma della democrazia nel solco della Costituzione. E qui, «non rifaremo l’Unione, perché il Pd è nato per correggere quell’esperienza». Sono stati fatti passi avanti nella costruzione del nuovo centrosinistra, Bersani ne è certo.
Lo schema, già enunciato, è il seguente: «Una proposta politica comune di Pd, Sinistra ecologia e libertà , Italia dei Valori, Partito socialista, più le culture radicali e ambientaliste». Non è un appello ai Radicali di Pannella, perché restino saldamente ancorati al centrosinistra, ma qualcosa di più distaccato. Queste forze dovrebbero stringere «un patto di legislatura con le forze moderate e di centro».
Bersani afferma di osservare la ricerca di soluzioni per ridimensionare il Pd, ma mette in guardia: «Il primo partito del Paese non sarà mai la ruota di scorta». E presta attenzione al «risveglio della sensibilità religiosa»: «Stiamo lavorando per offrire spazi». Dice che bisognerà occuparsi di fisco e di evasione, «ciò che ci fa più diversi dall’Europa», parla dei giovani, che «non possono fare tirocini che durano anni» e raccoglie l’applauso più caldo.
Ora Bersani si rivolge al cuore del partito. Dice che il vero Pd riformista nascerà nella durezza della battaglia alle porte, e «ci aiuterà la nuova generazione già in campo». Aggiunge però che bisogna trasmettere «una sensazione di fraternità fra di noi». Pare si rivolga a certi capi corrente e anche a Matteo Renzi, contestato da alcuni settori della piazza. «Il viaggio — continua Bersani — è un viaggio collettivo e chi canta da solo non va da nessuna parte».
Finale con “Cambierà ” di Neffa e i dirigenti del partito sul palco. Meno Veltroni, andato via per partecipare a un ricordo dello sceneggiatore Scarpelli. L’apprezzamento è diffuso. Di Pietro è in piazza, soddisfatto. Vendola: «Una buona giornata per chi sogna un’Italia migliore». E il moderato Casini, con moderazione: «Contenuti di grande ragionevolezza».
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