Benzina record, al Sud sfiora 1,7 euro

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ROMA – Il record dei record è a un passo. La quota di 1,7 euro al litro per la verde rappresenta il massimo storico dal 1985 a oggi, un muro che in alcuni distributori del Meridione, secondo l’analisi di quotidianoenergia. it, è prossimo a cadere.
Infatti, in diversi impianti del Sud Italia a marchio Tamoil, il prezzo praticato ha raggiunto il picco di 1,678 per la benzina. Alla prossima impennata del mercato del Mediterraneo dei prodotti raffinati, o al minimo sussulto verso il basso del cambio euro dollaro, potrebbero quindi cadere due primati in un solo colpo: quello toccato dalla verde lo scorso settembre (1,697 euro) e il picco mai raggiunto da un litro di benzina. Un record, questo, che resiste dal 1985 quando la super superò la vetta delle 1.400 lire, una cifra che attualizzata al 2011 corrisponde a 1,7 euro al litro.
Nella media, però, i listini nazionali si mantengono su un gradino più in basso. Secondo la Staffetta Quotidiana i prezzi che appaiono sulle colonnine dei distributori segnano 1,631 euro per la benzina e 1,542 euro per il gasolio, mentre le “low cost” del settore, le pompe bianche, restano abbondantemente al di sotto di queste soglie, rispettivamente a 1,537 e 1,442, rafforzando il loro primato di convenienza.
Anche il principale attore del settore, Eni, ha preferito limare verso il basso i propri margini di guadagno, confermandosi come il marchio più abbordabile dopo gli impianti no-logo, a 1,626 per la verde e 1,537 per il gasolio. In ogni caso, la corsa dei prezzi secondo i consumatori del Codacons costerà  quasi 90 euro in più all’anno mentre per la Coldiretti, il costo di un litro di verde ha superato quello di un litro di “rosso”: «Il prezzo di un litro di benzina alla pompa – sottolinea l’associazione – è oggi superiore a quello di un litro di vino da tavola in vendita sugli scaffali del supermercato al Sud, ed è di gran lunga superiore a un litro di latte fresco e a quello di un chilo di pasta. Si tratta – sottolinea la Coldiretti – dell’effetto più evidente dei cambiamenti in atto nella distribuzione della spesa degli italiani». Infatti i costi per trasporti, combustibili ed energia elettrica delle famiglie «hanno sorpassato quelli per gli alimentari e le bevande». All’interno dei bilanci rappresentano ormai «quasi il 40 per cento delle spese».
Intanto Figisc e Anisa Confcommercio, non mollano la presa e confermano lo sciopero e la chiusura degli impianti previsti per la dalla prossima settimana: «Prendiamo atto che il ministero per lo Sviluppo economico ha convocato le parti. Ma confermiamo che in mancanza di impegni precisi sul rinnovo del bonus fiscale – aggiungono le associazioni dei gestori – tutti gli impianti presenti sulla viabilità  ordinaria e su quella autostradale resteranno chiusi dalla sera di martedì 8 novembre alla riapertura di venerdì 11. Il mancato rinnovo di questo provvedimento – concludono le due sigle – costringerebbe alla chiusura migliaia di piccole gestioni, mettendo sul lastrico le imprese, le loro famiglie ed i loro dipendenti».


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