Aumenta la disuguaglianza diminuisce la democrazia

Loading

Oggi la disuguaglianza è più forte che alla vigilia della crisi, e la ragione è la seguente: se c’è una stagnazione del reddito della grande maggioranza della popolazione, la domanda globale è bassa. Per contrastare quest’insufficienza la politica monetaria diventa espansionista. La gente che aveva difficoltà  ad arrivare alla fine del mese ha fatto prestiti, e così il debito privato è aumentato. Dall’altra parte ci sono quelli che hanno avuto benefici dall’aumento della disuguaglianza, cioè i ricchi, che hanno visto la loro quota di reddito aumentare in modo enorme. Si sono ritrovati con un mucchio di soldi da spendere e hanno comprato case, titoli, azioni. Il che spiega la bolla speculativa, aggravata dal ritardo con cui ci si è accorti che questa accumulazione di ricchezza era illusoria, perché i mercati stavano sopravalutando il valore degli asset. Mentre accumulavano ricchezza i ricchi accendevano prestiti, che sono andati a sommarsi ai debiti di necessità  del resto della popolazione. Quando le bolle speculative sono esplose, tutte le economie del mondo si sono trovate davanti a un eccesso di debito privato che ha fatto crollare le economie. Questo crollo ha fatto diminuire le entrate fiscali e quindi aumentare il disavanzo pubblico. I governi hanno provato a contrastare l’effetto della crisi con piani di rilancio finanziati con risorse pubbliche: c’è stata una sostituzione fra debito privato e debito pubblico.
Ha contribuito all’aumento della disuguaglianza la diffusa fede che per guadagnare in competitività  in un’epoca di globalizzazione le cose più importanti fossero diminuire lo stato di protezione sociale, ridurre il costo del lavoro, non tassare i ricchi per evitare che cambiassero Paese. Si è diminuita la progressività  dell’imposta e si sono alleggerite le tasse solo sulle imprese. È urgente invece rendersi conto che il sistema capitalista non può sopravvivere che in un contesto dove la disuguaglianza è tenuta sotto controllo. Va ripristinato il principio-base della democrazia, che è «una persona un voto», e non come indica il mercato «un euro un voto». Servono compromessi tra principi contraddittori, il capitalismo ha conosciuto i suoi periodi di gloria quando è riuscito in questo compromesso, aumentando per esempio la protezione sociale, fattore cruciale di stabilizzazione. Serve insomma la consapevolezza che se la disuguaglianza è troppo elevata si pone un serio problema politico di regressione della democrazia.
(Testo raccolto da Eugenio Occorsio)


Related Articles

PUNTO DI SVOLTA

Loading

L’azzeramento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non è una misura per rendere flessibile il mercato del lavoro, ma per rendere rigidi (fino al parossismo) il regime di fabbrica e la stretta sui ritmi di lavoro.

La riforma Fornero non sgonfia il boom delle partite Iva under35

Loading

La riforma Fornero non sgonfia il boom delle partite Iva under35 Le aziende spingono i giovani ad aprire le partite Iva

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment