Atomica, l’Aiea accusa l’Iran Gli Usa: “Subito nuove sanzioni”
VIENNA – Ci sono oltre mille documenti che inchiodano l’Iran. Fanno parte della mole impressionante di «indizi convergenti», elencati in modo minuzioso, che indicano l’esistenza di un piano per la costruzione di un ordigno nucleare da parte del regime degli ayatollah. Dopo una settimana di indiscrezioni, di intensi dibattiti in Israele tra i fautori di un intervento militare preventivo e i sostenitori di più aspre sanzioni economiche, l’Agenzia per l’atomica della Nazioni unite rende noto l’atteso dossier trimestrale sull’attività nucleare di Teheran. Dopo le fortissime pressioni del passato week-end, le proteste di Mosca e Pechino per il valzer di speculazioni, i lampi di guerra che si stagliano all’orizzonte, il segretario generale dell’Aiea Yukiya Amado ha consegnato ai paesi membri dell’Agenzia le 24 cartelle del documento alle 18 di ieri. Sono fioccate subito le prime reazioni. Reazioni di stizza da parte dell’Iran che ha bollato le informazioni raccolte dagli ispettori di «scarso spessore», «tendenziose e inaffidabili». Commenti cauti ma preoccupati delle cancellerie occidentali: «Studiamo il dossier e poi decideremo». Anche se gli Usa pensano «all’inasprimento delle sanzioni contro l’Iran». Mentre Mosca critica la pubblicazione del dossier perché «potrebbe chiudere il dialogo con Teheran».
Il cuore del rapporto sono le 12 pagine di allegati. Qui vengono elencati, con un linguaggio molto tecnico e senza conclusioni che portino ad un verdetto di colpevolezza, la serie di chiari indizi sempre negati dall’Iran. Compito dell’Agenzia non è quello di trarre delle conclusioni: la prova regina, la famosa smoking gun, non compare mai nel dossier. Ma per la prima volta in sette anni gli elementi raccolti sono «convergenti». Dimostrano che l’Iran ha cercato, almeno fino al 2003, ma anche successivamente, di dotarsi di un ordigno nucleare, anche «conducendo diversi test pratici» per sperimentare la sua tecnologia.
La bomba ancora non esiste e la sua fabbricazione richiederà del tempo. Ma la presenza di tanti documenti, spesso consegnati involontariamente dalla stessa Teheran, smentisce i propositi civili e pacifici sostenuti dall’Iran. Il paese degli ayatollah ha un solo piccolo impianto di arricchimento dell’uranio. I russi gli forniranno il combustibile per i prossimi dieci anni. «Non si capisce», osserva una fonte diplomatica qui a Vienna, «per quale motivo cercano di arricchire tanto uranio. Il sospetto è che la loro attività punti più all’uso militare che civile».
Ne sono convinti anche gli ispettori dell’Aiea. Nelle dodici pagine di allegati, chiuse da un paio di disegni originali del missile Shahab III, modificato nella sua parte superiore per adattarci una carica atomica, si mettono in fila gli indizi raccolti. Indizi consegnati da diversi servizi di intelligence. Ma poi verificati con fonti dirette, immagini satellitari, controlli incrociati. La peculiarità di questo dossier è la certezza delle prove raccolte. Si vogliono evitare trappole e bufale, come è avvenuto con l’Iraq. Nel rapporto si parla di una società privata iraniana, la Kimia Maadam. Lavora per il ministero della Difesa. Ma si hanno prove certe che è stata usata per acquisire materiali ed equipaggiamenti nucleari raggirando l’embargo. Ci sono documenti, sempre originali, nei quali si legge che l’Iran studia lo sviluppo di detonatori necessari per creare un ordigno nucleare. Ci sono le prove di una lunga collaborazione con il tecnico russo Vyacheslav Danilenko, che ha aiutato l’Iran a costruire una struttura di contenimento di esplosivi per effettuare esperimenti finalizzati a testare un ordigno atomico.
La presenza di quella struttura è stata segnalata a Parchin, a Sud-Est di Teheran. I satelliti la hanno trovata e fotografata: è un grosso container, piazzato su una soglia di cemento, isolato da altre strutture. Non ha nulla a che fare con la produzione civile nucleare. È usata per i test di una bomba atomica. Altri documenti, sempre originali, illustrano i piani per la costruzione di generatori di neutroni: servono a completare l’esplosione. Ci sono analisi computerizzate di alcune strutture sferiche con uranio altamente arricchito che si usano solo per realizzare una bomba atomica. Ci sono precise informazioni su test atomici. C’è un disegno per la costruzione di una bomba fornito dal pachistano Abdul Qadeer Khan. Lo stesso progetto è stato trovato nella Libia di Gheddafi. Fino al 2003 l’Iran era impegnato su un piano, l’Ahmad plan, che puntava a realizzare la bomba nucleare. Poi si è fermato. Da quel momento ha iniziato a lavorare in sordina, in siti e località diverse. Ma con lo stesso obiettivo. Indizi e prove convergenti. Non bastano per emettere una sentenza, né per scatenare una guerra pericolosa e imprevedibile. Ma sufficienti a sconfessare l’Iran. La sua ricerca ossessiva per il nucleare sa molto di bomba e poco di energia elettrica.
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