Al processo Ruby oltre 200 testi anche Clooney, Ronaldo e Belen

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MILANO – Gli ex ministri Maria Stella Gelmini e Giancarlo Galan, oppure Franco Frattini e Mara Carfagna. Tutti insieme in coda, insieme a molti altri, davanti al tribunale di Milano, ad attendere il proprio turno non per svelare come funzionava l’appena dimissionato esecutivo, bensì per raccontare il canovaccio delle serate del loro premier, Silvio Berlusconi.
Da ieri, questo scenario, rischia di materializzarsi nel giro di qualche mese. I nomi di numerosi ex ministri, ma anche di uomini dello spettacolo e dello sport, sono ufficialmente inseriti nell’elenco dei testimoni del processo Ruby. E la stessa amara sorte rischiano di subirla anche gli ex fidanzati George Clooney ed Elisabetta Canalis. Un elenco interminabile (214 persone in tutto) ammessi nel dibattimento in cui il Cavaliere (ieri assente) deve difendersi delle accuse di concussione e prostituzione minorile per le serate del bunga bunga.
Solo sulla carta un processo interminabile quello che dovrà  chiarire se il presidente del Consiglio uscente abbia esercitato pressioni sulla questura, la notte del 27 maggio 2010, per fare rilasciare la giovane Ruby, arrestata per furto, dando anche la falsa informazione che fosse la nipote dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak. O invece abbia avuto rapporti sessuali con la minorenne El Marough, in cambio di regali e denaro. In realtà , la forte sensazione, è che dei 214 testimoni ammessi ieri dalla quarta sezione penale del Tribunale milanese, molti verranno a mano a mano sfoltiti.
Ieri mattina, il collegio presieduto da Giulia Turri ha sciolto la riserva sulle «ammissione prove» del dibattimento. In gran parte, la linea seguita dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Antonio Sangermano, ha retto alla sfilza (18) di eccezioni avanzate dalla difesa Berlusconi, che chiedeva un grosso ridimensionamento degli atti dell’accusa. A favore dei legali, Niccolò Ghedini e Piero Longo, c’è da registrare l’inutilizzabilità  dei tabulati telefonici del dirigente della Questura di Milano, Pietro Ostuni. Fu lui a ricevere le presunte minacce per fare rilasciare Ruby, la sera del 27 maggio, fermata poche ore prima nel centro di Milano per un furto. Per produrre i «tracciati» tra le utenze dell’autista dell’ex premier e del poliziotto, secondo la Corte era necessario ottenere l’autorizzazione della Camera. Un problema comunque ridotto, visto che agli atti è inclusa anche la testimonianza di Ostuni, che ora dovrà  essere convocato in aula per fornire la sua versione su quanto successo quella sera. «Sarà  un problema per l’accusa», garantisce invece, a fine udienza, Ghedini. «Noi siamo tranquilli, basta leggere quanto dichiarato da Ostuni a verbale per capire che la concussione non c’è stata». Secondo Ghedini, inoltre, l’ordinanza letta dai giudici «contiene dei punti condivisibili e altri che sono fuori da una logica giuridica. Le intercettazioni per noi erano tutte indirette e mirate ai danni del parlamentare Silvio Berlusconi e sulla tardiva iscrizione al registro degli indagati il collegio ha detto in sostanza – ha concluso polemicamente – che la Procura fa quello che vuole».
Oltre a investigatori, politici rivendicati dal collegio difensivo di Berlusconi, la sfilata attesa al palazzo di giustizia prevede anche molti volti noti dello spettacolo e dello sport. A cominciare dall’asso portoghese del Real Madrid, Cristiano Ronaldo, chiamato a confermare una presunta love story avuta con Ruby, e svelata nei primi interrogatori dalla stessa ragazza marocchina. Ma anche Clooney e l’ex fidanzata testimoni, sempre secondo il racconto della minorenne, di serate «particolari» a palazzo Grazioli. Ma l’elenco comprende anche tutte le più assidue ospiti delle serate arcoriane, come le ragazze parcheggiate negli appartamenti di via Olgettina, o la star del Bagaglino Aida Yespica. Tutti chiamati a confermare, come spera l’accusa, le decine di intercettazioni telefoniche agli atti sulle reali finalità  delle feste a Villa San Martino. Oppure la conferma alle dichiarazioni rese nelle indagini difensive, come invece è convinto di ottenere il collegio di avvocati del leader del Pdl.
I legali, ieri, avevano chiesto di diradare gli appuntamenti in aula di dicembre, per l’impegno contestuale nell’altro processo a carico del Cavaliere per il caso Mills (la sentenza di primo grado è attesa per metà  gennaio). I giudici hanno fatto saltare due sole udienze, scatenando la reazione degli avvocati. Il tribunale ha dimostrato «una grande fretta» di portare avanti questo processo. Secondo Ghedini, si sarebbe potuto «attendere per ragioni di economia processuale» la decisione della Consulta che il prossimo 7 febbraio dovrà  valutare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Parlamento contro i magistrati di Milano. Infine, visto che il processo sul caso Ruby «si prescrive nel 2025, non c’è alcuna urgenza».
Intanto, si torna in aula venerdì 2 dicembre. Quando saranno ascoltati gli investigatori della sezione di polizia giudiziaria che hanno seguito l’indagine per conto dei procuratori.


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