Al Keib eletto nuovo premier dal Cnt

by Sergio Segio | 1 Novembre 2011 7:31

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 Ieri, ultimo giorno della missione Nato «a protezione dei civili» (in verità  «a eliminazione di Gheddafi»), che il segretario generale dell’Alleanza, Rasmussen, è andato a celebrare in Libia con una visita a sorpresa, il Cnt, Consiglio nazionale transitorio, ha nominato il nuovo primo ministro, al posto del dimissionario (o meglio dimissionato) Mahmoud Jibril inviso alle correnti islamiste in quanto troppo laico e troppo legato all’occidente. I candidati inizialmente pare fossero 8, poi ridotti a due, Abdelrahim al Keib, vicepresidente della comissione suprema per la sicurezza a Tripoli, e Mustafa al Rajbani, un esponente del Cnt esperto di comunicazioni. Alla fine chi ha preso più voti (le cerimonia era trasmessa in diretta da al Jazeera) èstato al Keib. In attesa di saperne di più sul nuovo capo dell’esecutivo, sarà  lui a dover traghettare «la nuova Libia» verso le elezioni per la costituente, entro i prossimo 8 mesi.

Rasmussen è arrivato a celebrare «il momento storico», in una «Libia finalmente libera» e dopo «una delle missioni Nato di maggior successo». Il Cnt aveva chiesto alla Nato di restare ancora in Libia ma gli alleati avevano fretta di smarcarsi da uno scenario che si annuncia paludoso (ad esempio in Siria, dove pure Rasmusse ha escluso «categoricamente» ogni intenzione della Nato di ripetere l’operazione Libia: il trucco di aver trasformato l’operazione umanitaria in un’operazione da regime change anti-Gheddafi, ha reso impossibile, almeno per ora, la ripetizione dello schema contro Assad e in difesa «dei civili siriani»)). Rasmussen ha anche assicurato che la Nato «non ha alcuna intenzione di installare basi militari in Libia». Si vedrà  presto. Forse la Nato no, ma gli Usa, la Francia o l’Inghilterra chissà … Intanto Jibril, forse per ravvivare il clima prima di uscire di scena, fra domenica e ieri ha cominciato a sparare bordate sul ritrovamento prima di «armi nucleari» poi di «armi chimiche» con relativo arrivo imminente in Libia di tecnici dell’Aiea e dell’Opcw – le due agenzie di controllo su armi nucleari e chimiche. Ma Aiea e Opcw (e anche la Nato) sono prudenti per non dire scettici e forse si tratta dei vecchi arsenali già  denunciati da Gheddafi quando rinunciò alle «armi di distruzione di massa» (che però fanno sempre un certo effetto: basta ricordare Blair e Powell con l’Iraq di Saddam). Un ritrovamento più certo è quello di parte del «tesoro di Bengasi» – le oltre 10 mila monete greche, romane, bizantine – scomparse dalla Banca commerciale della città  durante la guerra e, sembra, finito almeno in parte in Egitto. Rubato.

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