Wall Street Journal, bufera su Murdoch
NEW YORK – Ogni bravo direttore sogna di aumentare la diffusione del suo giornale. Andrew Langhoff era il più bravo di tutti e sotto la sua direzione il Wall Street Journal era riuscito a continuare a viaggiare oltre le 75mila copie in Europa: un piccolo miracolo in un periodo in cui la circolazione della stampa – tra il boom di internet e il pozzo della recessione – è in calo in tutto il mondo. La leggenda del bravo direttore nascondeva però un trucco: i numeri erano gonfiati. Oltre 12mila copie erano comprate al misero prezzo di un centesimo da un’azienda compiacente, l’Executive Learning Partnership. Non solo. Per ringraziare gli amici dell’Elp il bravo direttore aveva chiesto ai suoi giornalisti di occuparsene: commissionando due articoletti compiacenti.
Lo scandalo è enorme: per il prestigio del Wall Street Journal e per quello del suo editore, Rupert Murdoch, tornato nella bufera a poche settimane di distanza da quel caso-intercettazioni che ha svelato al mondo gli sbrigativi metodi giornalistici dell’impero multimediale su cui non tramonta mai il sole. Il bravo direttore s’è già dimesso perché, ha detto, quell’accordo tra giornale e azienda sconosciuto al lettore «poteva dare l’impressione che la copertura giornalistica potesse essere influenzata da relazioni commerciali». E così il Dow Jones, la compagnia di Murdoch che pubblica il Journal, perde due top manager nel giro di un’estate: dopo l’addio dell’amministratore Les Hinton proprio per quello scandalo intercettazioni che ha contagiato l’editore anche del Times e delle tv Fox e Sky.
La pratica di gonfiare la circolazione con accordi di vario tipo non è certo una novità , e non solo in Gran Bretagna – dove ha sede il Wall Street Journal Europe. Ma il più famoso giornale economico del mondo ne aveva fatto addirittura un’arte, visto che le copie vendute a prezzo ridotto (e regolarmente denunciate) costituivano il 41 per cento del totale. Il bravo direttore sarebbe però andato oltre: quando la Elp aveva tentennato nel rinnovo del contratto aveva promesso quell’aiutino sul giornale. E pensare che sarebbe tutto rimasto segreto se a rivelare l’accordo non fosse stata un’inchiesta del Guardian: il giornale rivale che già aveva squadernato le intercettazioni vietate. E che, evidentemente, è guidato da un direttore bravo davvero.
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