Vittoria dei ragazzi con la ramazza

by Sergio Segio | 15 Ottobre 2011 6:39

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NEW YORK — «Adesso possono solo sperare nel freddo per farci sloggiare. Il momento più difficile, qui a Zuccotti Park, è arrivato qualche notte fa, e non è dipeso dalla polizia. Si gelava e alcuni di noi, intirizziti, se ne sono andati». Daniel, un bel ragazzo con la barba rossa arrivato dalla Tasmania per partecipare alla protesta degli «indignati» di Wall Street, recita il «bollettino della vittoria», mentre vicino a lui Patrick Bruner, portavoce ufficioso di questo movimento senza leader, sonnecchia sfinito.

Zuppa d’acqua, sotto un cielo metallico che minaccia altra pioggia, Liberty Square offre uno spettacolo vagamente surreale: da un lato l’assordante concerto di tamburi con cui viene festeggiata la «resa» della polizia del sindaco Bloomberg che (per ora) ha rinunciato a sgomberare questa piazza privata aperta al pubblico, a pochi metri da Wall Street. Dall’altro centinaia di ragazzi, sfiniti da una notte passata in attesa della carica degli agenti, che dormono abbracciati, coperti da teli di nylon. In mezzo girano uomini in giacca e cravatta col berretto blu con su scritto NYCLU: sono gli avvocati della Civil Liberty Union di New York, venuti a verificare che i diritti dei manifestanti siano rigorosamente rispettati. Tutto intorno, un cordone di poliziotti circonda la piazza. Non intervengono, ma le loro facce sono scure come la divisa. Non devono aver preso bene il «passo indietro» deciso in municipio. Qualche attivista va a marciare nelle strade «proibite» del distretto bancario e viene arrestato.

La decisione di costringere i ragazzi di «OccupyWallSt.org» a lasciare Liberty Square era stata presa per consentire a Brookfield Properties di pulire questo spazio di sua proprietà , dopo quattro settimane di occupazione. Il capo della polizia, Ray Kelly, aveva avvertito che, a manutenzione ultimata, gli attivisti avrebbero potuto tornare nella piazza, ma senza sacchi a pelo, tende e cucine da campo.

Lo sgombero era stato annunciato per le sette di ieri mattina, ma nella notte sono arrivati da tutti i quartieri di New York circa duemila sostenitori della causa degli «indignati». Intanto i ragazzi, sempre molto civili nel loro comportamento, si sono dotati di scope, spazzoloni e secchi, e hanno cominciato a lavare furiosamente i marciapiedi. «A pulire ci pensiamo noi» aveva detto il loro portavoce, «ma da qui non ce ne andiamo. Faremo resistenza civile: chi non ha problemi, si farà  arrestare. Gli altri saranno testimoni».

Per applicare l’ordinanza, la polizia avrebbe dovuto spezzare una «catena umana» fatta di sindacalisti, famiglie del ceto medio, «baby boomers» alla vigilia della pensione e nella quale, alla fine, è spuntato anche qualche consigliere comunale democratico della città . Una carica davanti alle telecamere di tutte le tv d’America e in mezzo a pattuglie di avvocati esperti di diritti civili deve essere parsa a Bloomberg un suicidio mediatico. Alla fine il sindaco di New York ha deciso di soprassedere.

Uno smacco per lui e per chi è stufo di vivere in un distretto finanziario perennemente in stato d’assedio: il suo simbolo, il grande toro di bronzo realizzato dallo scultore italoamericano Arturo Di Modica, è transennato e piantonato dai gendarmi mentre Wall Street, chiusa al traffico, è protetta da barricate ai due estremi ed è pattugliata dalla polizia a cavallo.

Per giustificare la marcia indietro, venti minuti prima della scadenza dell’«ultimatum», la polizia ha detto che i proprietari dello spazio hanno ritirato la richiesta di essere assistiti dalle forze dell’ordine durante la manutenzione.

Così all’alba è scoppiata la festa: danze, rullare assordante di tamburi, spazzoloni agitati come simboli di vittoria. Un ragazzo con in spalla una telecamera ricavata da una scatola da scarpe fa il verso ai giornalisti della Fox, la tv ultraconservatrice di Rupert Murdoch. «Vi godete la vittoria eh? Ma restate degli smidollati senza programmi» è la provocazione del finto telecronista che mette un microfono di cartone sotto il naso di una manifestante.

Già , la piattaforma. Su Facebook circolano vari documenti. Filosofi, economisti, giuristi — da Joe Stiglitz a Lawrence Lessig, da Slavoj Zikzek a Paul Krugman — sono già  venuti qui più volte per sollecitare il movimento a darsi un indirizzo più definito. «Sento molte idee interessanti» dice Daniel, «ma Occupy Wall Street resta un’organizzazione senza leader e senza statuto. Vedremo. Decideranno le assemblee».

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