Varese, al congresso fischi a Bossi imposto senza voto il segretario

by Sergio Segio | 10 Ottobre 2011 15:05

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VARESE – Più che un congresso, un putiferio. Bossi contestato dai suoi, fischi e urla in sala, delegati furibondi che si sentono espropriati, un segretario non eletto ma solo “nominato”e perlopiù in minoranza nel nuovo direttivo, perfino un accenno di rissa. Succede a Varese, la culla della Lega, e non basta la presenza dell’Umberto a mettere in riga i ribelli. Eppure sembrava fatta: c’era da eleggere il nuovo segretario provinciale, e per Maurilio Canton, che una settimana fa era stato incoronato dal Senatùr, doveva essere una passeggiata. Sì perché gli altri due concorrenti (di fede maroniana, anche se non proprio organicissimi al ministro dell’Interno) si erano ritirati due giorni prima, convinti dopo cinque ore di pressing dal segretario lombardo Giancarlo Giorgetti. Insomma, questo il ragionamento, Vareseè una piazza troppo importante per la Lega, meglio affrontare il congresso senza divisioni. Soprattutto se in sala c’è il Capo. E così è rimasto in gara solo Canton, uomo vicino al capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni e dunque in quota all’ormai famoso Cerchio magico.

Ma parecchi delegati (erano 300 in tutto, su un totale di mille iscritti in provincia) non hanno gradito affatto il diktat piovuto dall’alto. E si sono fatti sentire.

Si comincia poco prima delle 10 in un albergone di Varese. Porte chiuse ai giornalisti, entrano solo i delegati, ma si capisce subito che aria tira. I primi quattro interventi sono delle sassate contro la scelta di Bossi. Qualcuno porta addirittura dei fischietti in sala. E se ne servirà . Da fuori, si sentono anche delle urla: «Voto, voto», «Libertà , libertà ». L’enormità  è che quelle contestazioni avvengono alla presenza del segretario federale, sono dirette anche a lui. Che cerca di portare un po’ d’ordine e di convincerli: «Stiamo tranquilli, il segretario di prima non andava bene e adesso dobbiamo mettere un altro, che è più bravo». Già , ma il problema è tutto lì: come «metterlo», per usare le parole di Bossi? Andrea Gibelli, vice di Formigoni nella giunta lombarda e presidente del congresso, dice che Canton deve essere insediato per acclamazione, il voto riguarderà  solo il nuovo direttivo. E scoppia il finimondo, con alcuni esponenti delle due fazioni che si fronteggiano pericolosamente. Sotto gli occhi del Senatùr. Nulla può il vecchio Giuseppe Leoni, tra i fondatori della Lega, con la sua mozione degli affetti: «Dobbiamo restare uniti, insieme a Bossi». La risposta è un coro: «Vogliamo votare». Così consiglia anche Maroni, ma non lo ascoltano.

Dunque si vota solo il direttivo: sei membri su nove sono “oppositori” di Canton, e tanto basta gettare un’ombra pesante sulla legittimità  del nuovo segretario.

Che comunque, secondo quanto dice il presidente Gibelli, viene «acclamato». E qualcuno pensa subito di imboccare la strada dei ricorsi. Bossi si allontana dalla sala, e le urla salgono: «Buffoni, buffoni». «È stata la giornata peggiore della Lega», confessa un po’ affranto all’uscita Mario De Micheli, sindaco di Caronno Varesino. «Un vero schifo», gli fa eco un altro. Il nuovo segretario cerca di cavarsela così: «Bisogna insistere su un rapporto diretto con i militanti, per pacificare gli animi».

Una parola. Poi si concede Bossi, scortato dal figlio Renzo, che spiega così la sua contestatissima decisione: «Volevo sciogliere questo pasticcio, per portare aria nuova a Varese». Certo, la tensione c’è stata: ma «organizzata», l’Umberto dice di aver scorto nelle prime file «un paio dell’Msi, dei fascisti». Reguzzoni minimizza: «Nessun problema, la Lega è unita, ed è unita con Bossi».

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