Un fiume in piena di Indignados dalle periferie al centro di Madrid

by Sergio Segio | 16 Ottobre 2011 6:45

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MADRID. Una manifestazione enorme, pacifica, allegra. Il centro di Madrid é un fiume di persone di ogni età , alimentato dai sei affluenti che hanno attraversato l’intera città  partendo dalle periferie alle prime ore del pomeriggio. Intorno alle 18, la Plaza de Cibeles, tradizionale punto d’incontro per festeggiare i tronfi del Real Madrid è piena come se le merengues avessero vinto la Champions League. Migliaia di cartelli, bandiere, striscioni dimostrano l’estensione e la varietà  del movimento 15-M, capace di attrarre rivendicazioni e istanze di differenti settori sociali. Colpisce a occhio nudo la presenza di magliette verdi, simbolo della lotta dei docenti delle scuole pubbliche contro le politiche del Governo regionale del Partido Popular. Tagli degni di Mariastella Gelmini, che anticipano quello che potrà  riservare il futuro prossimo a tutto il paese, se i conservatori di Mariano Rajoy vinceranno le elezioni poliitche del prossimo 20 novembre. Ciò che tutti i sondaggi lasciano immaginare. Raquel, insegnante 35enne, é convinta che questo non sia che l’inizio: «dobbiamo prepararci a resistere. Vogliono privatizzare la scuola pubblica e non possiamo accettarlo». Lei e i suoi colleghi riconoscono che il movimento degli indignados è stato determinante per cominciare la loro lotta, che ha collezionato dall’inizio dell’anno scolastico già  diverse giornate di sciopero.

La fame privatizzatrice dei popolari al governo della Comunità  autonoma madrilena, che riguarda anche la sanità  e l’acqua, ritorna in moltissimi slogan. Ma non viene certo risparmiato il Partito socialista del premier Zapatero, visto come esecutore obbediente dei «ricatti» della Banca Centrale Europea. La recente riforma costituzionale relativa al cosiddetto «equilibrio di bilancio», realizzata grazie ad un accordo dei due maggiori partiti, è così tradotta in molti adesivi: «articolo 135, la sovranità  appartiene ai mercati».
Molte bandiere della Seconda Repubblica, insolito per un appuntamento del movimento degli indignados; novità  ancora maggiore, si vedono anche insegne del Partito comunista, parte integrante di Izquierda unida, da cui si può evincere, forse, un inizio di «disgelo» fra esperienze politiche tradizionali e movimento 15-M. Hanno annunciato la loro presenza anche i dirigenti del neonato partito ecologista Equo, che aspira a raccogliere consensi con un messaggio simile ai Verdi tedeschi della prima ora. Significativa è la componente libertaria: Alex, che regge lo striscione del movimento di Velilla, paesino alle porte di Madrid, è tra quelli che si autodefinisono anarchici. Ha 28 anni, vive con i genitori perchè non può permettersi altro: è disoccupato e da alcuni mesi non riceve più nessun sussidio. «Il movimento del 15-M è aperto a tutti. Le differenze ideologiche non sono un ostacolo per collaborare».
A confermare le sue parole, a qualche passo di distanza, c’é Diego. 32enne, anche lui disoccupato. «Lavoravo come tecnico audio-video in un’impresa che riceveva soprattutto commesse pubbliche: eravamo in 15, adesso sono rimasti in 8. Malgrado tutto, non mi sento di dare la colpa al governo socialista: ho votato il PSOE e non mi sento tradito. La crisi è globale e credo non avessero spazi di manovra». Sfila il gruppo degli indignados omosessuali a ricordare che «non ci puà³ essere un cambiamento senza un modo diverso di considerare i rapporti tra i generi». E a testimonianza di una mobilitazione di rilievo globale ci sono una delegazione di rappresentanti del popolo mapuche del Cile, simbolo delle lotte dei popoli indigeni di tutta l’America latina, e un folto gruppo di avvocati impegnati nella difesa dei diritti umani dei migranti. Luz è la loro portavoce: «siamo qui per chiedere la chiusura dei Centri di permanenza temporanea, in Spagna e ovunque». A sera, in migliaia continuano a sfilare e nellaPuerta del Sol è ormai impossibile entrare. Cinque mesi dopo quel 15 maggio, la sensazione che si stia scrivendo un’altra pagina di storia è palpabile. E l’orgoglio degli indignados madrileni pienamente giustificato.

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