Tripoli, missione flop per Frattini

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TRIPOLI – Sarà  pure per “discrezione”, come rivendica risentito il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini che L’Italia si è affacciata nella Libia del dopo Gheddafi solo ieri, buon ultima cioè dopo Francia, Gran Bretagna e Turchia, ma certo è che ce ne torniamo a casa con poche certezze. L’amicizia e il legame storico non si discutono, i contratti invece sì. A cominciare da quelli che ci stanno più a cuore: le percentuali di export di gas e petrolio verso il nostro paese. Mahmud Jibril, il premier del Cnt non si sente infatti di confermarli. «Sarà  – precisa – il nuovo governo – in altissimo mare per via dei violenti contrasti tra falchi e colombe della rivoluzione, ndr – a stabilire il come, il quando e con chi operare nell’interesse strategico ed economico della Libia».
Fa bene Jibril a non assumersi impegni, visto che si è già  chiamato fuori dall’esecutivo che verrà , ma resta il fatto che nemmeno dice che a suo giudizio non dovrebbero esserci problemi a riconfermare il passato. E allora? Strada in salita, dunque, che nemmeno la tardiva visita a Tripoli del capo della Farnesina sembra abbia reso più agevole. Quanto al resto, copione scontato. «L’Italia continuerà  ad essere per i libici un partner affidabile», ribadisce Frattini che detta le priorità  del nostro impegno: feriti e scuole. «Entro la prossima settimana – spiega il ministro – trasporteremo 190 feriti da Tripoli, Bengasi e Misurata in ospedali italiani. E possiamo arrivare a 250». Sia detto per inciso che questa operazione sarà  finanziariamente a carico dei libici, detratta, una volta che saranno scongelati, dagli ingenti fondi giacenti sulle nostre banche. Sul fronte scuola nel giro di una ventina di giorni saranno realizzate 13 strutture prefabbricate. Una commissione italo-libica sarà  incaricata di ridiscutere i rapporti bilaterali in materia economica e l’Alitalia riprenderà  i voli commerciali dal 2 novembre. Tutto qui.
Quando finalmente si passa alle domande, Mimmo Candito della Stampa chiede a Frattini, che aveva sottolineato il sollecito sostegno dell’Italia a favore della rivoluzione, che forse non era il caso di parlarne visto che Berlusconi, mentre in Libia si sparava e moriva, non aveva voluto telefonare a Gheddafi «per non disturbarlo». Domanda più che legittima ma che fa infuriare il ministro che dà  del disinformato al collega tagliando poi corto sullo «stile dell’Italia» e sul suo personale «improntato alla discrezione che piaccia o no ad altri». Fortuna che interviene Jibril che riconosce al nostro paese «di aver compiuto» dopo quella frase infelice «un salto di qualità » nel riconoscere prontamente il Cnt. Sembrerebbe finita. L’aereo che deve riportare ministro e seguito è già  sulla pista. Tra i passeggeri dovrebbe esserci anche Candito, che apprende invece che per lui non c’è più posto. «Cos’è, una ritorsione a seguito della mia domanda?», chiede a chi glielo comunica senza ricevere risposta. Il collega che deve rientrare per un grave problema familiare non batte ciglio. Dopo una non facile “trattativa” Candito ritrova il posto sull’aereo che lo riporterà  a casa, con buona pace dello “stile” di cui parlava il numero uno della nostra diplomazia.


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