by Sergio Segio | 12 Ottobre 2011 7:15
ROMA – «Il tempo è contato».Ormai alla fine del suo mandato, Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, invia un messaggio allarmato: «La crisi ha raggiunto una dimensione sistemica. E’ peggiorata nelle ultime tre settimane. Servono decisioni chiare sulla ricapitalizzazione delle banche e sul debito sovrano».
L’Sos del banchiere arriva nel giorno in cui la «troika» di esperti Ue, Bce e Fmi sblocca da novembre gli aiuti alla Grecia ma chiede ad Atene altre misure, quando S&P taglia il rating di 10 banche spagnole tra cui Bbva e Santander, Fitch pone sotto osservazione il sistema bancario italiano, e mentre la Slovacchia decide di bloccare il rafforzamento del fondo salva-Stati, con un voto notturno che lascia le Borse di mezzo mondo col fiato sospeso: dopo varie oscillazioni, Milano chiude con un meno 0,39%. L’Italia riesce anche a piazzare Bot annuali per 7 miliardi con tassi in forte ribasso, al 3,570%. Ecco, in un giorno così, le parole di Trichet suonano come un terribile monito: «La situazione è molto grave e noi europei siamo l’epicentro. Il rischio sovrano si sta estendendo a Usae Giappone. Bisogna agire rapidamente. Ulteriori ritardi aggraverebbero il quadro». Perciò: muoversi per evitare il peggio.
Trichet parla al Parlamento europeo. E’ una delle sue ultime uscite pubbliche: a fine mese deve lasciare il timone della Bce al suo successore, il governatore italiano Mario Draghi. Dunque mai come stavolta mette le cose in chiaro, senza giri di parole. La sua analisi suona così: «Nell’ultimo mese lo stress sul debito sovrano si è spostato dalle economie più piccole a quelle dei maggiori paesi della Ue. Segni di tensione sono evidenti in molti mercati dei bond governativi; l’alta volatilità sulle piazze azionarie indica che le turbolenze si sono allargate ai mercati dei capitali di tutto il mondo». E ancora: «I Paesi devono prendere decisioni chiare», ovvero risanare i conti, dove serve. «Il sistema bancario della Ue deve essere ricapitalizzato». E a questo fine «potrebbe essere benefica la possibilità che il fondo salva-Stati presti soldi ai governi» per questa operazione. «Vorrei che il Fondo fosse più forte e flessibile ma dobbiamo accettare che il processo decisionale sia a 17 e rispetti il percorso democratico».
Il temuto no è poi arrivato dal parlamento di Bratislava. Dopo il sofferto sì tedesco e olandese e l’ok di Malta, la Slovacchia era l’ultimo dei Paesi dell’eurozona a dover approvare il rafforzamento di questo fondo, da cui dipende in ultima analisi la vita stessa di Eurolandia: la decisione, secondo le norme, deve essere presa all’unanimità . Tuttavia il governo slovacco, che ha perso il voto di fiducia sul piano, è convinto che ci sarà un nuovo voto con esito positivo probabilmente entro la settimana. Trichet ribadisce anche il suo no a qualsiasi ipotesi di default della Grecia. Il presidente dell ‘ E u r o g r u p p o J e a n – C l a u d e Juncker prima dice che i creditori di Atene potrebbero subire svalutazioni del 60%, poi corregge il tiro: 21%.
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