Tre immigrati su quattro hanno un conto in banca

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«L’unico segmento di mercato che sta crescendo in Italia è proprio quello degli immigrati», dice Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, la banca che ormai da sei anni ha voluto aprire «agenzia tu», ovvero filiali dedicate ai cittadini immigrati.

Facili i conti, adesso. Nel nostro paese gli immigrati non soltanto hanno conti correnti in grado di competere con i nostri, ma che, in alcuni casi, loro risultano essere clienti molto migliori di noi italiani.

È sempre Federico Ghizzoni che sciorina i dati di uno studio sui risparmi bancari degli immigrati fatto da Unicredit e presentato ad un convegno organizzato dal Centro studi americano e dalla fondazione Italianieuropei.

Uno studio che ribalta gli stereotipi. Da qui, infatti, emerge che tra gli immigrati che vivono da dieci anni nel nostro paese, ben il 74% ha un conto in banca, mentre fra quelli praticamente appena arrivati (da uno a cinque anni fa) il conto corrente in banca ce lo ha aperto almeno uno su due.

Non soltanto: tra questi correntisti ben tre su quattro (il 75 per cento) ha chiesto e ottenuto un mutuo. Ovvero ha fornito alla banca garanzie sufficienti per ottenere un prestito, anche cospicuo, utile per comprare una casa o magari aprire attività  commerciali.

Facili i conti, adesso. Con quasi cinque milioni di immigrati residenti in Italia, i correntisti nelle banche italiani sono arrivati a coprire oltre il 5 per cento. E Federico Ghizzoni garantisce: «Sono correntisti molto affidabili. E noi siamo convinti: la migliore integrazione che possiamo garantire loro è proprio la fiducia per la concessione di un mutuo, di un prestito. Del resto basterebbe vedere i dati relativi all’insolvenza. Alcuni immigrati risultano in questo assolutamente migliori dei correntisti italiani».

Andiamo a vederli i dati dell’insolvenza: al primo posto spiccano gli ucraini, con l’1,3% di media. Ovvero: un punto percentuale netto meno degli italiani che, in media, risultano insolventi per il 2,3%.


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