Terzo settore in rivolta: «I vostri tagli uccidono il welfare e la città »

Loading

Tagli del governo e tagli della regione che hanno messo in ginocchio prima le cooperative, adesso persino gli enti religiosi, perché se è vero che la Curia ha una corsia privilegiata per l’accesso ai finanziamenti, tutte le strutture cattoliche che già  lavorano nel settore rischiano ugualmente di sparire, per essere soppiantati poi da volontari e manodopera non specializzata.
Con gli utenti e le famiglie, il comitato «il Welfare non è un lusso», l’Uneba, la federazione Sam, il coordinamento La Rete ma anche la solidarietà  della Fiom e della Federconsumatori. Il quadro è desolante: le uniche due case famiglia nella regione per malati di Aids non accolgono più pazienti, a Napoli le educative territoriali per i bambini sono ferme, le ludoteche chiuse, i semi-convitto in gravissime difficoltà . La regione ha persino bloccato i fondi Ue, 14 milioni, destinati ai centri antiviolenza e se non sblocca l’iter entro il 30 ottobre verranno persi. Una sola casa alloggio per 6 donne, nella città  con il maggior numero di denunce ritirate. A rischio sono i servizi per bambini, anziani, persone disabili, sofferenti psichici, ex tossicodipendenti, immigrati, malati di Aids e di Alzheimer. «Il welfare – spiega Andrea Morniroli della cooperativa Dedalus – pesa per l’1,5% sul bilancio regionale, quasi niente, eppure Palazzo Santa Lucia taglia ancora. Tra sforbiciate e ritardi nei pagamenti di oltre i tre anni, ci dobbiamo indebitare. Ogni anno paghiamo circa 70mila euro di interessi bancari». Per essere scesi in strada a protestare l’autunno scorso, sono stati condannati in tre in contumacia, tra cui il neo assessore comunale al ramo: «Non è cambiato nulla, solo adesso devo sopportare un processo», spiega Gianni Manzo, operatore sociale.
Nessun tavolo di confronto è stato aperto con le organizzazioni sociali in regione, che non ha neanche sbloccato i fondi. La Asl Napoli 1 si stima abbia un debito di almeno 20 milioni di euro per i servizi socio-sanitari, il comune di Napoli ha un debito pregresso di 200 milioni. In comune i delegati sono stati ricevuti dagli assessori alle Politiche sociali e al Bilancio, Sergio D’Angelo e Riccardo Realfonzo. «Oggi approviamo in giunta il Piano sociale di zona – spiega D’Angelo – e il Fondo unico per le politiche sociali, scongiurando così la chiusura delle educative territoriali. Ci impegniamo a erogare almeno un terzo dei finanziamenti entro 12 mesi, abbiamo stipulato una convenzione con tre banche per rendere immediatamente esigibili i crediti del terzo settore a un tasso del 3%. Stiamo cercando di far investire all’esecutivo Caldoro ulteriori 30milioni, a fronte di una spesa programmata per l’intera regione che dovrebbe scendere a 4milioni entro il 2013». Domani mattina in piazza ci saranno invece gli studenti, i disoccupati, i lavoratori e i sindacati di base nel primo corteo che sancisce l’avvio dei cortei d’autunno in vista del 15 ottobre a Roma, partenza alle 10 ancora da piazza del Gesù.


Related Articles

Altri due suicidi in carcere: 5 morti al mese nelle celle «Contro la dignità »

Loading

Morire in prigione: gli ultimi due casi sabato scorso a Poggio Reale e all’Opg di Reggio Emilia

Il totale dei decessi 2011 sale a 58. Sindacato Uil-Pa: «Sistema penitenziario non più gestibile»
Senza fine il dramma dei suicidi in carcere. Con gli ultimi due episodi di sabato scorso, una media di 5 casi al mese dall’inizio dell’anno. I sindacati di categoria denunciano condizioni disumane anche per gli agenti.

Cinque milioni in miseria così il baratro della crisi inghiotte 8 italiani su 100

Loading

L’Istat: bastano pochi mesi senza stipendio

Ci si mette un soffio a cadere in miseria, specialmente quando il capofamiglia perde il posto di lavoro. Basta qualche mese senza stipendio e le rate del mutuo o l’affitto che continuano a correre, e quella che era un’esistenza dignitosa si trasforma in un incubo.

E ora riparte il rebus estradizioni

Loading

MILANO — Ventidue agenti Cia sono condannati definitivi in Cassazione per il sequestro di Abu Omar a 7 anni, uno a 9 anni, e da ieri in Appello altri tre a 7 e a 6 anni: che accadrà  loro? Per adesso niente, come niente è accaduto dalla loro latitanza nel 2005/2006. Sei ministri della Giustizia di tre premier (Berlusconi, Prodi, Monti), e cioè Castelli, Mastella, Scotti, Alfano, Palma e Severino, non hanno dato corso alla diffusione in campo internazionale delle ricerche dei latitanti.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment