by Sergio Segio | 12 Ottobre 2011 6:05
ROMA – I mutui prendono il volo, nonostante i tassi di riferimento scendano. In compenso i conti correnti sono meno cari: il costo medio annuale nel 2010, secondo le rilevazioni della Banca d’Italia, è di 110,2 euro, contro i 113,6 euro del 2009. Ma i vantaggi riguardano soprattutto i conti di nuova apertura, che hanno un costo medio annuo di 67,7 euro: più il conto è vecchio, e più costa. I dati sui conti correnti sono solo in parte confortanti per i consumatori anche per una serie di altre ragioni: infatti via Nazionale precisa che il costo medio è sceso anche perché è calato il numero delle operazioni. Inoltre, se per alcuni tipi di spese fisse si registra una diminuzione (la tenuta del dossier titoli, liquidazione interessi, invio di estratti conto e comunicazioni di trasparenza) per altre, forse di maggior peso, invece nel 2010 c’è stato un aumento. In particolare, i canoni, gli oneri per i bonifici e le spese di scrittura. In ogni caso rimangono più convenienti i conti correnti postali, il cui costo medio, nonostante un aumento di 3,4 euro maturato nel 2010, si attesta intorno ai 60 euro.
Se la valutazione dei costi dei conti correnti è controversa, quella sull’impennata dei costi dei mutui è decisamente sconcertante. Con Euribor e Irs a bassi livelli, i mutui per acquistare casa stanno prendendo il volo. Da una rilevazione effettuata su MutuiOnline il 7 settembre di quest’anno e poi a distanza di un mese, ipotizzando un mutuo trentennale a tasso fisso di 150.000 euro, con Webank si è passati da una rata di 741 euro ad una di 872 euro. Il mutuo di Banca Carige evidenzia un incremento della rata di 59,16 euro. Cala, invece, il mutuo di IW Bank (-30,02 euro) che monetizza la stabilità dello spread e la flessione dell’Irs. Ed è sufficiente leggere i nuovi fogli informativi delle banche per rilevare che, ad esempio, Unicredit ha portato lo spread massimo su molti prodotti al 3,5% e che Banca Popolare di Vicenza si è attestata sul 4,5%.
La cosa sembrerebbe inspiegabile, non è così. I soldi che le banche prestano non sempre provengono dalla loro raccolta presso i risparmiatori, normalmente li “acquistano” a loro volta da altre banche. Per questo servizio devono pagare uno spread che è anche collegato alla “affidabilità ” del compratore. «In questi ultimi giorni – spiega Egidio Vacchini, amministratore delegato di Progetica – abbiamo saputo dei downgrade che le società di rating hanno assegnato all’Italia ed alle sue banche principali: sicuramente anche questo ha contribuito a far aumentare gli spread che le nostre banche pagano per approvvigionarsi. I tassi che poi praticano ai mutuatari possono dipendere da molti fattori: le politiche commerciali dei singoli istituti principalmente, ma anche dal fatto di aver disponibile denaro acquistato in momenti meno “agitati”».
«Nuovi aggiornamenti di condizioni e di spread sono previsti nelle prossime settimane – spiega Roberto Anedda, vicepresidente di MutuiOnline – i valori medi potrebbero salire ancora e portarsi stabilmente oltre il 2% per tutte le tipologie di prodotti. Dietro ad aumenti così corposi si può anche leggere, a volte, la possibile intenzione del singolo istituto bancario di “restare alla finestra” e non spingere sui mutui in attesa di una situazione di mercato considerata più favorevole dalla banca stessa».
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