Stragi del ’93, ergastolo al boss Tagliavia

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FIRENZE – A distanza di 18 anni dalle stragi del 1993 di Roma, Firenze e Milano, da quella stagione di morte, devastazione e macerie il cui unico precedente – è stato detto – fu il passaggio della guerra, la corte di assise di Firenze ha pronunciato una nuova condanna all’ergastolo, dopo quelle ormai definitive di 15 boss mafiosi fra cui Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro. I giudici hanno giudicato colpevole di tutte le stragi Francesco Tagliavia, 57 anni, capo della cosca palermitana di Corso dei Mille, mandamento di Brancaccio. La sentenza è la prima a consacrare la piena attendibilità  del pentito Gaspare Spatuzza, che fu braccio destro di Giuseppe Graviano e gli successe brevemente alla guida del mandamento di Brancaccio: Spatuzza, che non solo ha ricostruito, chiamando in causa anche Tagliavia, la tragica pianificazione degli attentati contro chiese e monumenti, fra cui la Galleria degli Uffizi a Firenze e la basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, costati dieci morti e oltre un centinaio di feriti, ma ha anche riferito che Giuseppe Graviano, nel corso di un incontro al bar Doney di Roma nel gennaio ‘94, al colmo della eccitazione gli disse che Cosa Nostra aveva trovato dei nuovi referenti («abbiamo concluso, abbiamo il paese nelle mani»), indicandoli in Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi, che di lì a pochi giorni avrebbe formalizzato la sua discesa in campo.
Francesco Tagliavia sta scontando due ergastoli per 26 omicidi e per la strage di via d’Amelio. È in carcere da oltre 18 anni. È stato arrestato il 22 maggio ‘93, otto giorni dopo l’attentato di via Fauro a Roma e cinque giorni prima della strage di via de’ Georgofili a Firenze, seguita il 27 e 28 luglio dalle autobombe esplose a Roma in piazza San Giovanni e davanti alla chiesa di San Giorgio al Velabro e a Milano in via Palestro, e dai falliti attentati allo stadio Olimpico di Roma (gennaio ‘94, l’autobomba doveva fare strage di carabinieri) e a Formello contro il pentito Totuccio Contorno (aprile ‘94). Dunque Tagliavia non è accusato di aver preso parte personalmente agli attentati, ma di aver partecipato alla loro pianificazione, di aver aderito al programma di devastazione del patrimonio artistico per piegare lo Stato, e di aver messo a disposizione tre suoi uomini esperti in esplosivi. Spatuzza, peraltro, ha raccontato che durante una udienza, si suppone nel gennaio ‘94, Tagliavia mandò a dire al suo capo-mandamento Giuseppe Graviano, detto Madre Natura, di «fermare il Bingo», cioè le stragi. Tagliavia si dichiara innocente. Lo ha ripetuto anche ieri prima che la corte si ritirasse.
«Oggi è stata fatta giustizia su una vicenda di straordinaria gravità », ha commentato il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi, sottolineando la «verificata e riverificata attendibilità  di Spatuzza» e assicurando che l’inchiesta non si ferma: «Sulle stragi si continua a indagare sempre, mandanti esterni o interni che siano». La procura non lo ha mai confermato, ma il possibile ruolo di Dell’Utri e Berlusconi è stato a lungo indagato. Durante il processo si è parlato dei molti misteri ancora irrisolti: moventi, connivenze, contatti per fermare le stragi. «Ora speriamo che la sentenza ci illumini sulla trattativa», ha dichiarato Giovanna Chelli della associazione dei familiari: «Spatuzza ha detto il vero. Si apre così la nostra grande speranza di vedere un giorno a processo i “mandanti esterni”».


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