Stop della Lega al condono Confindustria: premia i furbi

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ROMA – La Lega ne prende le distanze, il Pdl va avanti in ordine sparso, ma fra contestazioni e aperture la carta del condono resta bene in vista sul tavolo della maggioranza. Il provvedimento non è facile né da annunciare né da far digerire, e questo spiega i tanti stop and go che arrivano dal governo in queste ore.

Ieri, sul fronte del «no», si è schierato anche il leader della Lega Umberto Bossi, che parlando di quella che resta una delle ipotesi più accreditate per finanziare lo sviluppo e alleggerire il debito ha precisato: «Non ne capisco il motivo. Non ho capito perché il condono, forse vogliono i soldi per fare nuove leggi, ma non ne so di più». Oggi, ha assicurato, ne parlerà  con il ministro Tremonti, notoriamente contrario all’ipotesi. Ma allo scetticismo della Lega ha fatto subito da contraltare il possibilismo del Pdl, espresso questa volta da Ignazio Larussa, ministro della Difesa. «Il condono? Non lo considero il diavolo ha detto – come non considero la patrimoniale l’angelo. Tremonti ha ragione a segnalare le controindicazioni, ma se sono minori dei vantaggi discutiamone.

Siamo di fronte ad una casa che brucia e, senza preconcetti, dobbiamo sedercie vedere quale medicina ha meno controindicazioni: quando il corpo è malato serve il rischio». Aperture anche dal capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri – «purché sia finalizzato ad una maxi riduzione del debito» – e dal sindaco di Roma Alemanno, che dice no «ad un condono puro e semplice», ma non esclude «forme diverse».

Fra avanzamenti e frenate, quindi il provvedimento resta più che mai in campo, tanto che quella parte di governo che è spinge verso il condono avrebbe già  individuato anche il canale per varare la sanatoria: potrebbe essere inserita come emendamento al ddl di conversione del decreto sviluppo.

Certo il nodo è tutto da sciogliere e le tensioni si moltiplicano. Un netto «no» alla sanatoria è arrivato anche dalla Confindustria. «Non credo che si farà » ha detto la leader Emma Marcegaglia «ma non la giudico bene, perché a noi servono manovre strutturali e una riduzione strutturale del deficit e del debito».

Non solo: «La logica del condono – ha precisato – dà  un messaggio assolutamente sbagliato perché in un certo senso premia i furbi, mentre noi abbiamo bisogno che tutti paghino le tasse e rispettino le regole». In Parlamento è scontato il «no» dell’opposizione: è la proposta «di una maggioranza allo sbando, senza idee e strategie – ha commentato Benedetto Della Vedova, capogruppo di Futuro e Libertà  alla Camera – propongono un condono purché sia, senza nemmeno chiarirsi tra loro se sarà  edilizio, fiscale, tombale o altro». Per il Pd, al di là  della questione etica, la sanatoria è sbagliata anche dal punto di vista delle entrate: «I condoni, come noto, danno un po’ di gettito subito ma ne fanno perdere enormemente di più negli anni successivi, a causa della caduta della compliance determinata dall’attesa di ulteriori condoni» fa notare Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro.


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