by Sergio Segio | 25 Ottobre 2011 6:37
Sembra un ossimoro, ma potrebbe diventare la soluzione verde per molte città in apnea. Grattacieli green, torri ecosostenibili, foreste urbane e fattorie verticali. Espedienti architettonici in grado di garantire una vita migliore ma soprattutto l’ultima occasione, per un popolo metropolitano sempre più intossicato, di respirare aria pulita. Per realizzarli si uniscono i talenti di architetti, ingegneri e botanici. E, regolarmente, la loro costruzione aggiunge prestigio ai progettisti del made in Italy che lavorano in tutto il mondo.
Mille alberi serviranno per il Bosco Verticale, progettato da Boeri studio, nel quartiere Isola di Milano: due torri residenziali, una di più di 110 metri su 24 piani ed una di 78 metri su 17 piani. Sulle torri saranno impiantati arbusti e fiori che aiuteranno ad assorbire polveri, smog e a produrre nuovo ossigeno. Sempre a Milano sorgerà Skyland la prima fattoria verticale, progettata dall’Enea, un eco edificio di trenta piani che permetterà la coltivazione di prodotti agricoli biologici per 25 mila persone. Il principio di Skyland è quello dei cinque zero: zero pesticidi, zero energia (grazie a pannelli fotovoltaici), zero rifiuti (riciclati per produrre energia), zero chilometri e zero emissioni. Dovrebbe essere pronto nel 2015 The Straiscraper, un grattacielo a elica con effetto rotante, ideato a Barcellona da due architetti italiani fondatori dello studio Nà bito Arqitectura. The Straiscraper, che si presenta come una scala a chiocciola dove il tetto di un appartamento ospita il giardino della casa del piano superiore, salva l’intimità dei condomini e assicura aria migliore. Ancora un architetto italianissimo, se pur dall’anglofono nome di David Fisher, è lo spericolato ideatore dell’ “architettura dinamica” e realizza tra Dubai, Mosca e New York torri rotanti che garantiscono risparmi di costi, autosufficienza energetica e minori tempi di costruzione. Ma quali vantaggi dovrebbero assicurare queste foreste urbane? L’architetto Stefano Boeri non ha dubbi: «Costituire un microclima, produrre umidità e ossigeno, assorbire CO2 e polveri sottili, proteggere dalla luce estiva e lasciar filtrare quella invernale, riparare dal vento e mitigare l’inquinamento acustico».
Per chi vuole avere almeno un assaggio del futuro che verrà potrà vedere, già in questi giorni, al museo Maxxi di Roma Urban Forest, il modello in plastica di una torre dall’anima eco ideata per la città di Chongquing. Un corpo fluttuante che, nella megalopoli cinese, riesce a fondere natura e realtà metropolitana. A Valencia invece l’attenzione è tutta per la Torre Huerta: 96 appartamenti con balconi a sbalzo arredati con orti, alberi di frutta e verdura. È descritto come un corpo vivente Harmonia 57, nella parte ovest di San Paolo in Brasile. L’edificio, dicono gli ideatori, respira, suda e si modifica. Harmonia 57 è un muro denso di cemento, dove crescono diverse specie di piante, e si presenta come un grande blocco vegetale. Una parete verde di 24 metri decora la Caixa Forum di Madrid, ideata da Herzog & de Meron, mentre 800 metri quadrati di verde e 15 mila piante sono l’ornamento per il Quai Branly Museum di Parigi.
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