by Sergio Segio | 26 Ottobre 2011 7:18
Un patto per sopravvivere fino alla fine dell’anno. Dopo una giornata di trattative al limite della rottura, Berlusconi e Bossi ritrovano un’esile intesa per evitare le dimissioni e un governo tecnico. È un patto segreto.
Un patto che garantisce a entrambi qualcosa. Il premier ottiene così di accelerare l’andata in pensione a 67 anni, dando in pasto ai partner europei un assaggio di riforma. In cambio il prezzo da pagare è alto: l’accordo prevede le sue dimissioni tra dicembre e gennaio e le elezioni anticipate nel 2012. «Evitami la figuraccia a Bruxelles – è stato il discorso fatto dal cavaliere nel breve incontro a quattr’occhi con il Senatur – e io ti prometto che si va a votare a marzo. Con il Porcellum». Appunto, la “Porcata” di Calderoli. L’arma che il capo dei leghisti continua a considerare vitale per il suo partito. E per tenere a bada la fronda interna. A cominciare da Roberto Maroni.
L’azzardo resta comunque altissimo dato che il Cavaliere si presenterà oggi a Bruxelles senza un asso nella manica, senza quell’abolizione delle pensioni d’anzianità promessa soltanto tre giorni fa al termine del Consiglio europeo. Un rischio enorme, di cui è ben consapevole il capo dello Stato. Napolitano ha infatti ricevuto intorno all’ora di pranzo da Gianni Letta una prima bozza della lettera di intenti che Berlusconi porterà oggi con sé in Belgio, ma quello che vi ha letto non deve averlo tranquillizzato affatto. Nel governo riferiscono infatti che il Quirinale l’ha giudicata del tutto «insufficiente» rispetto alle richieste. Solo titoli, nulla di concreto. Nel governo è così scattato l’allarme rosso per le conseguenze di una possibile nuova bocciatura europea, che a questo punto non potrebbe che avere effetti pesanti anche sul mercato del debito e sullo spread. Il caos è tale che nel pomeriggio, in ambienti di governo, si ipotizza persino un clamoroso forfait del premier, che sarebbe pronto a disertare il vertice europeo. Una voce subito smentita da Paolo Bonaiuti, ma che rende bene il livello di fibrillazione raggiunto dalla maggioranza.
È Umberto Bossi, nel lungo vertice di ieri, a mettere il premier di fronte alla gravità della situazione: «È chiaro che hanno deciso di farti fuori. La regia è di Draghi: si stanno muovendo per sostituirti non l’hai capito? Se tocchi le pensioni noi rompiano e quelli ti fanno subito un governo tecnico. Dobbiamo invece arrivare insieme fino a gennaio». Parole che fanno breccia nel premier, portando la tensione ai massimi livelli. «Umberto – replica il premier – io ho preso impegni vincolanti domenica, un segnale sulle pensioni lo dobbiamo dare assolutamente». Così, sulle convenienze reciproche, matura l’accordo segreto. Un passo obbligato, dal punto di vista del Carroccio, perché Bossi continua a ripetere ai suoi che «ogni giorno che passiamo al governo perdiamo voti». Le elezioni sono l’unica via d’uscita. Del resto anche Berlusconi ormai è consapevole di non avere più benzina nel motore. Deve vedere approvata la legge sul processo breve per terminare il processo Mills, poi sarà pronto per tuffarsi in una nuova campagna elettorale. Da candidato premier.
Andare avanti in questo modo è diventato impossibile. E a pesare non c’è soltanto lo scontro con Bossi. Anche l’atteggiamento del ministro dell’Economia è tornato nuovamente sotto la lente d’ingrandimento. «Non capisco – si è lamentato Berlusconi con un ministro – che partita stia giocando Tremonti. Mi dicono che sta dicendo in giro che il vero problema sono io, la mia credibilità , qualunque cosa portiamo in Europa». A colpire il premier è stato anche l’annuncio fatto sabato a Bruxelles dal ministro dell’Economia di un piano «Euro-Sud». Piano che non sarebbe stato discusso preventivamente con palazzo Chigi e di cui Berlusconi non sapeva nulla. Lo stesso Tremonti, quando un collega del Pdl gli ha chiesto cosa pensasse della situazione, non ha nascosto la sua sfiducia sulla possibilità di uscirne, addossando al premier la responsabilità del caos. Con una citazione d’antan di Amintore Fanfani: «Chi ha fatto la frittata ora se la mangi».
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