Siccità , meno cibo e migrazioni così gli animali si restringono
Fuggono verso luoghi più alti o vicini ai poli. Forzano i cicli naturali anticipando migrazioni, stagioni riproduttive o di fioritura. Piante e animali sono in movimento per difendersi dal riscaldamento del pianeta. E ora, tra gli effetti del clima che muta, si osserva anche una riduzione della taglia: mammiferi, anfibi e insetti si rimpiccioliscono, i fusti degli alberi si fermano più in basso, gli uccelli se la devono cavare con un’apertura alare ridotta, i pesci crescono meno in un mare sempre più povero di nutrimenti e ricco di acidità .
Centinaia di osservazioni raccolte negli ultimi dieci anni, ma che erano limitate a singole specie o piccole aree geografiche, sono ora state messe insieme in un unico studio pubblicato da Nature Climate Change. «Molti esseri viventi già presentano dimensioni ridotte rispetto al passato per via del cambiamento climatico, e molte altre si rimpiccioliranno in futuro a causa del perdurare del fenomeno» scrivono i due autori dell’università di Singapore Jennifer Sheridan e David Bickford.
A perdere taglie sono predati e predatori, animali a sangue sia caldo che freddo, minuscoli insetti e giganti orsi bianchi, specie del Rio delle Amazzoni come del Polo nord. Al Polo sud invece si incontra una delle rare eccezioni. Si tratta dei pinguini, che beneficiano di un allungamento della stagione propizia per mangiare di più e aumentare di stazza, ma che presto si dovranno accontentare (così come gli uomini) di pesci sempre più piccoli: ultimo anello di una catena alimentare che alla base ha un fitoplancton miniaturizzato a causa dell’acidificazione degli oceani. «Molti studi – spiegano infatti i ricercatori nel loro studio – confermano ormai questa tendenza».
Fra le cause del rimpicciolimento degli esseri viventi non c’è solo il riscaldamento climatico, ma anche i suoi effetti a cascata. L’acidificazione degli oceani ad esempio è provocata dalla stessa anidride carbonica di cui l’atmosfera è satura. Oltre a frenare la proliferazione del fitoplancton – il pilastro su cui tutta la catena alimentare degli oceani si fonda – questo fenomeno ostacola la formazione delle conchiglie, “denudando” progressivamente crostacei, ostriche e coralli. Per rettili, anfibi e animali a sangue freddo in genere, il riscaldamento climatico potrebbe sembrare una manna dal cielo. Ma anche qui i ricercatori puntano il dito contro un effetto perverso dell’aumento di temperatura, che fa accelerare il metabolismo e – se non controbilanciato da un maggiore apporto di cibo – succhia risorse sottratte alla crescita complessiva dell’organismo.
Per lo stesso regno vegetale – che pure sfrutta l’aumento di anidride carbonica nell’aria per migliorare l’efficienza della fotosintesi – il vantaggio è controbilanciato dalla riduzione delle precipitazioni nelle aree calde e temperate. E l’intensificarsi degli incendi, depauperando il suolo di azoto, ha effetti sulla crescita dell’erba: l’altro pilastro dell’alimentazione animale sulla terra. I frutti, per ogni grado in più di temperatura, si riducono di una quota tra il 3 e il 17%. Come avviene per i pesci (meno 6-22% per ogni grado), anche per prodotti di agricoltura e allevamento la riduzione di taglia avrà effetti sull’alimentazione umana.
Anche la storia conferma che caldo fa rima con piccolo. Il “massimo termico del paleocene-eocene”, un’era di 55,8 milioni di anni fa in cui le temperature aumentarono di 5 gradi e le precipitazioni diminuirono del 40%, ci ha lasciato fossili di formiche, api, vespe (o meglio dei loro nidi e tane) ridotti di una quota tra il 50 e il 75%. E quando tutto intorno a noi si sarà rimpicciolito, forse l’uomo – alla vigilia della nascita del suo esemplare numero 7 miliardi – inizierà a dimagrire anche lui.
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