Sgomberi forzati, “una violazione sistematica dei diritti”

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ROMA – È una pratica molto diffusa, in Italia, quella degli sgomberi forzati. Solo a Milano ne sono avvenuti 189 tra maggio 2010 e lo stesso mese del 2011, con una frequenza in aumento. A Roma il conto è ancora superiore: sono stati 430 gli sgomberi, che hanno portato alla nascita di 256 insediamenti informali. Nel solo periodo tra marzo e maggio 2011 nella Capitale se ne sono contati 154, per un totale di 1.800 persone rom coinvolte. Alla luce di questi dati, Associazione 21 luglio e Errc hanno voluto dedicare un focus nel loro rapporto (vedi lanci precedenti), rinnovando la richiesta di stop ai trasferimenti forzati.

“Le famiglie soggette allo sgombero frequentemente non ricevono un adeguato preavviso e non vengono loro offerti alloggi alternativi” si spiega nel documento, che raccoglie alcune testimonianze “sull’arbitraria distruzione delle abitazioni e dei beni della famiglie”. Sempre secondo il rapporto, “in alcuni casi le autorità  offrono un alloggio alle donne e ai bambini in ricoveri temporanei, ma non offrono nessuna opzione alle famiglie per restare unite”. Quanto alle abitazioni di legno costruite dalle famiglie come dimora temporanea, “possono mettere a rischio la salute, e perfino la vita, dei minori, come avvenuto ”.

Sulla situazione di Roma si sofferma il presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla, che alla luce delle raccomandazioni del Crc chiede “alle autorità  locali l’immediata sospensione degli sgomberi illegali e dei trasferimenti forzati”. E aggiunge: “Dall’inizio del Piano nomadi, i circa 430 sgomberi hanno comportato una spesa di circa 4 milioni di euro, producendo la violazione sistematica dei fondamentali diritti dell’infanzia sanciti dalle convenzioni internazionali”. Perciò l’associazione chiede “una profonda revisione del Piano nomadi affinchè la costruzione e la gestione dei cosiddetti ‘villaggi attrezzati’, in realtà  spazi istituzionali di segregazione e di esclusione sociale, possano essere sostituiti da reali ed efficaci azioni in favore dei rom e dei sinti”. Stasolla annuncia anche l’avvio di procedimenti legali  “qualora si ravvisino violazioni dei diritti umani, azioni discriminatorie e abusi istituzionali”.

Quanto a Milano, il rapporto mette in luce i quotidiani ostacoli burocratici che impediscono ai rom l’accesso ai servizi: “Poiché bisogna avere un lavoro per poter richiedere il permesso di soggiorno, molti rom non sono in grado di ottenerlo. Senza un  documento formale, poi, non è possibile iscrivere i figli all’asilo”. Inoltre, molti bambini non possono accedere ai sussidi garantiti ai residenti di Milano, come libri e trasporti gratuiti. E i minori disabili senza residenza non possono esercitare il proprio diritto all’assistenza speciale. Allo stesso modo, “non è possibile accedere all’assistenza sanitaria perché l’autorità  locale (il comune di Milano) rifiuta di riconoscere il Testo unico sull’immigrazione”. (gig)

 

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