Sarkozy: “Salveremo la Grecia” ma i mercati temono il default

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MILANO – Seduta di realizzi per le Borse, reduci da recuperi di quasi il 10% nella settimana. Le voci di default della Grecia – puntuali all’avvicinarsi del weekend – e i dati macro negativi in Germania e Usa hanno dato il tono a una giornata iniziata con altri acquisti. Né giovano le notizie dal fronte bancario, dove si profilano l’allarme utili del colosso Deutsche Bank e nuovi aiuti pubblici: in Spagna a tre casse regionali, in Francia e Belgio su Dexia.
La chiusura azionaria di Milano è in calo dell’1,39% per il Ftse Mib, circa come Londra e Parigi. Peggio va Francoforte, e cede il 2,44%. A fiaccare i compratori sono i dati sulla disoccupazione nell’Eurozona – inchiodata al 10% in agosto – mentre l’inflazione sale al 3%, tornando ai livelli del 2008. Oltre Atlantico, il dipartimento del Commercio ha reso noto che i redditi personali sono diminuiti per la prima volta da due anni: – 0,1% le entrate nelle tasche degli americani in agosto, +0,2% le spese. Gli analisti stimavano un saldo negativo, ma migliore. Così malgrado l’aumento della fiducia dei consumatori Usa, a New York Dow Jones e il Nasdaq hanno ceduto più del 2%. Il petrolio è calato fino a 79,18 dollari al barile a Wall Street, e s’è indebolito anche l’euro scendendo a 1,345 dollari da 1,355 della vigilia. Giornata tranquilla per lo spread italiano, tornato a 350 punti, anche se indiscrezioni raccolte da Bloomberg dicono che la Bce non compra i nostri titoli di Stato da quattro giorni. Fuori dai mercati, ma nelle menti di tutti, l’infinita crisi greca. A ottobre il paese deve avere 8 miliardi di aiuti internazionali per sopravvivere, e i suoi conti restano sotto la lente della troika Ue-Fmi-Bce, i cui uomini stanno incontrando il governo greco tra le proteste della gente. Ieri il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha ricevuto il premier di Atene, Georges Papandreou, a Parigi. Prima aveva telefonato ad Angela Merkel per rinsaldare l’asse franco-tedesco, e definire «un passo chiave» l’ok del Bundestag sui nuovi poteri del fondo salva stati Efsf. L’8 ottobre l’inquilino dell’Eliseo vedrà  invece Christine Lagarde, presidente del Fondo monetario che da giorni “spara” sui guai dell’Europa, tra debiti sovrani e fragilità  delle banche. Ieri è toccato, sparare, a James Bullard, governatore Fed di St. Louis: «La crisi del debito in Europa è grave, il rischio si è stabilizzato, ma a livelli alti». Goldman Sachs dà  al 50-60% le probabilità  di recessione entro sei mesi. Potrebbero farne le spese le banche, zeppe di titoli pubblici di Grecia, Italia, Portogallo, Spagna. Ieri Handelsblatt scriveva che presto Deutsche Bank comunicherà  di non farcela a raggiungere l’obiettivo – comunque record – di 10 miliardi di euro di utile netto nel 2011. Guai più grossi per CatalunyaCaixa, Novacaixagalicia e Unnim, banche regionali spagnole che, a chiusura del piano dell’istituto centrale, hanno ricevuto 7,55 miliardi dal Frob, fondo nato per il salvataggio del settore. Altri 5,83 miliardi vengono da soci privati, ma la mano pubblica sarà  primo socio di gran lunga. Lunedì, invece, saprà  il suo destino Dexia, gruppo franco-belga in ambasce per cui i ministri delle finanze di Parigi e Bruxelles, valuteranno se fonderla con la Posta e la Cassa depositi transalpine.


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