San Raffaele diventa un affare per Ior e Malacalza

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MILANO – È scritto su due colonne a pagina 18 del documento presentato dalla Vitale & Associati, chi farà  l’affare con il San Raffaele, l’ospedale fondato da Don Luigi Verzè sull’orlo di un crac da 1,5 miliardi euro. In quel foglio del documento presentato nei giorni scorsi al consiglio di amministrazione della Fondazione presieduto ancora da Don Verzé, ma presidiato dagli uomini del Vaticano e dall’ingegnere Vittorio Malacalza, è tracciata la ripartizione dell’attivo e del passivo del San Raffaele: quello che andrà  alla Fondazione che cercherà  di accedere al concordato preventivo e il resto che spetterà  al nuovo veicolo societario che rileverà  le attività  mediche.
La nuova società , chiamata più elegantemente Newco, nella quale entreranno al 50% ciascuno lo Ior, il braccio finanziario del Vaticano guidato da Ettore Gotti Tedeschi, e il gruppo Malacalza, si vedrà  attribuire un attivo di circa 500 milioni di euro e un passivo di pari importo. Ma nel suo stato passivo compaiono solo 11,3 milioni di euro di debiti verso i fornitori e i migliori debiti verso il sistema bancario. Se è vero infatti che si tratta della fetta più rilevante di quanto vantano gli istituti di credito, è pur vero che quei 165,8 milioni di euro relativi al finanziamento Bei sono garantiti da ipoteche di primo grado su una serie di immobili.
Dall’altra, invece, la Fondazione post-ristrutturazione si accollerà  oltre 510 milioni di euro di debiti verso i fornitori, la vera e spinosa eredità  lasciata da don Verzè, ai quali va sommato il debito bancario più difficile da sanare, costituito da semplici scoperti di conto corrente per 26,6 milioni di euro. Sono debiti in gran parte scaduti suddivisi tra Intesa Sanpaolo, Popolare di Sondrio, Bnl, Unicredit, Banca Monte dei Paschi e Popolare di Milano.
L’altro vero affare, come risulta sempre dal documento predisposto dalla Vitale & Associati, sarà  per tutti coloro cui spettano i debiti in prededuzione. Sono gli organi e i consulenti della procedura e della Fondazione ai quali andranno ben 80-90 milioni di euro (insieme con il fabbisogno finanziario del periodo e i debiti incrementali). Una torta intorno alla quale si sono accese le mire di studi e consulenti vari. Le banche sono chiamate a versare un finanziamento da 25 milioni per far funzionare la macchina sanitaria da qui al 30 giugno prossimo e nuovi contratti di leasing per altri 35 milioni. Il ruolo più difficile, invece, spetterà  ai creditori, soprattutto ai fornitori, che si dovranno accontentare, se le cose andranno bene, di incassare da un soggetto “affidabile” come la vecchia Fondazione del San Raffaele tra il 50 e il 60% delle fatture che avevano emesso per i lavori e le commesse ricevute.


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