Referendum, dubbi pd e pdl sul «via libera» ai quesiti

by Sergio Segio | 5 Ottobre 2011 6:40

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ROMA — «In base ai precedenti della Corte, mi sembra molto difficile pensare a un’ammissibilità : si rischia di aprire un meccanismo di instabilità  permanente dell’ordinamento giuridico». A parlare così non è un esponente della maggioranza, ma il responsabile del Forum Pd per le Riforme, Luciano Violante, magistrato e politico di lungo corso. Parole che sorprendono, ma che danno voce a un timore diffuso nel centrosinistra: che la Corte Costituzionale, non ammettendo il quesito, possa vanificare la valanga di firme raccolte dal Comitato in poche settimane. Contemporaneamente, nel Pdl c’è chi propone qualche ritocchino all’attuale legge elettorale, suscitando le proteste di chi teme che si vogliano aggirare i quesiti.

Entro il 10 febbraio la Corte costituzionale stabilirà  l’ammissibilità  dei due quesiti. Prima c’è il vaglio della Cassazione, ma quello è dato per scontato, visto il numero delle firme. Sulla valutazione della Consulta, invece, le opinioni dei costituzionalisti discordano. Il punto chiave è la cosiddetta reviviscenza: se, cioè, l’abrogazione di una legge (nello specifico il Porcellum) comporti automaticamente il ritorno in vigore di una legge abrogata con l’entrata in vigore della norma cancellata (nello specifico il Mattarellum). Alcuni giuristi sostengono la reviviscenza, quindi il ritorno in vigore automatico della legge precedente. Altri sostengono che non è così e che ci sarebbe un vuoto legislativo inammissibile, perché un referendum dovrebbe produrre una situazione legislativa immediatamente applicabile.

Violante sostiene quest’ultima tesi: «Il fenomeno della riviviscenza è molto delicato. Se ogni volta che si abroga una norma, o si dichiara incostituzionale una legge, rivivessero leggi abrogate, si instaurerebbe un’instabilità  normativa eccessiva nell’ordinamento giuridico». Anche se, aggiunge Violante: «I promotori del referendum sottolineano una differenza tra il quesito totalmente abrogativo della legge Calderoli e quello che invece abroga le singole espressioni, visto che la norma in vigore è fatta a ritaglio sulla legge Mattarella. Proprio per questo i referendari sostengono che abolendo quel tipo di formulazione dovrebbe rivivere la norma abrogata». Ma Violante ritiene «molto difficile» che prevalga l’ammissibilità . La pensano come lui Cesare Salvi e Stefano Passigli. Ma la stragrande maggioranza del Pd, compresi Stefano Ceccanti, Salvatore Vassallo ma anche Massimo Luciani, costituzionalista vicino a Violante, è per l’ammissibilità .

Come Violante, invece, la pensa Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «La reviviscenza non esiste, il miracolo di Lazzaro non si può verificare». Nel dubbio, Domenico Nania (Pdl) propone due modifiche al Porcellum per «assecondare lo spirito referendario»: «La riduzione dei nomi bloccati al 25 per cento in ogni circoscrizione, proprio come nel Mattarellum, e l’inserimento delle preferenze». Se nel Pdl il fronte antireferendum sembra compatto (a parte Carlo Vizzini che ha firmato), nel Pd c’è preoccupazione: «Non si sognino di aggirare i quesiti», avverte Marina Sereni. «No a mezzucci» ribadisce l’Idv Massimo Donadi.

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