Quei dossier segreti di Lavitola

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ROMA – A Valter Lavitola piace la politica fatta coi dossier. Spionaggio e colpi bassi. Il suo mondo è questo. Ci si muove come un pesce. Lo dimostrò nel caso di Fini, della casa di Montecarlo, della falsa lettera prodotta nel paradiso fiscale di St.Lucia. Ora le intercettazioni di Pescara rivelano il suo stretto rapporto con un altro maestro di patacche. Nicola Cosentino, il coordinatore del Pdl in Campania, che i magistrati di Napoli avrebbero voluto arrestare per concorso in associazione camorristica, ma si salvò per il no di Montecitorio. Lui, quello che tramava contro l’attuale governatore Caldoro. Finito pure nell’inchiesta sulla loggia P3, Cosentino riceve i «baci» di Lavitola, insieme si scatenano contro Marco Milanese, allora potente uomo di Tremonti. Promette e porta con sé carte compromettenti il giornalista-faccendiere tutt’uno con Berlusconi. Incartamenti che si procura grazie ai suoi rapporti stretti con alti gradi delle polizie. Sono almeno una sessantina le sue telefonate agli atti con alti ufficiali della Gdf, tra cui il generale Paolo Poletti, vice capo dell’Aise, il servizio segreto civile, «James» come lo apostrofa Lavitola paragonandolo a Bond. Appuntamenti continui, tra un affare in Albania e una manovra per caldeggiare a Berluscioni un loro “protetto”, il generale Spaziante.

Bisogna rendere pan per focaccia
(6 novembre 2009 ore 15.45)
Già  ci sono sufficienti pezze d’appoggio, a Napoli, per dimostrare come Cosentino tramò contro Stefano Caldoro. Adesso se ne aggiunge un’altra, fattuale. Lavitola, proprio in quell’autunno del 2009 in vista delle amministrative dell’anno seguente, dà  carte a Cosentino per giocarsele contro chi lo attacca, come l’allora compagno di partito Italo Bocchino.
Cosentino «Valter, so’ Nicola».
Lavitola «Ehi Nick, t’avevo appena chiamato. Ti volevo dire due cose: sul Roma ci sta una porcata in prima pagina che tu saprai no? (il 6 novembre sul quotidiano che fa capo a Bocchino esce la notizia della richiesta d’arresto per Cosentino, ndr.)».
C. «Sì, sì».
L. «Io ti chiederei, se ti è possibile, di chiamare il presidente e scagliarti ufficialmente contro quella checca e poi utilizzare immediatamente quelle cose che ti avevo dato io ieri, perché a sto’ punto bisogna rendere pan per focaccia».
C. «Sì, sì, ho già  provveduto a fare una cosa contro di lui, al presidente gli ho mandato un report che gli è arrivato».
L. «Vabbè, ma telefonalo scusami. Telefonalo e scagliati contro di lui ufficialmente, dammi retta a me, ti prego, fallo».
C. «L’ho fatto già ».
L. «Ma ci hai parlato?».
C. «No, gli ho mandato una cosa che lui sicuramente legge».
L. «Telefonalo e fai l’incazzato, dicendo “questo qua mi ha rotto i coglioni”, quando ci parli chiamami che subito dopo lo chiamo io».
C. «Ho capito, vabbè».
L. «Fammi sape’ Nico’, un bacione».

milanese lavora per incularci
(3 novembre 2009 ore 18)
Lavitola avanza un sospetto pesante, che ci sia Marco Milanese dietro le fughe di notizie su Cosentino, per fargli perdere la corsa alla presidenza della Regione Campania.
Lavitola «Ti volevo dire, tu con Milanese che rapporto c’hai?»
Cosentino «Buono…».
L. «Vedi che è lui che sta lavorando per incularci…».
C. «Siiiiì…».
L. «Finalmente l’ho scoperto, al 90% va, non voglio dire al 99 per non eccedere in presunzione».
C. «Ah, e perché secondo te?».
L. «Non lo so, questo mo’ mi chiedi troppo. Non lo so, però sono quasi certo che chi sta facendo uscire le notizie a Repubblica e al Corriere, eccetera, è lui al 90%, perché con te non posso fa figure di merda che ti dico al 99. E chi sta dando segnali molto negativi sulla tua candidatura utilizzando una serie di cazzi, è lui».
C. «È lui…».
L. «Sì, comunque vediamoci e ti dico».

ciao james, ho cose interessanti
12 novembre 2009 ore 13.13)
Sono tante le chiamate tra Lavitola e Poletti. A cominciare da quella in cui lo chiama James.
Poletti «Pronto».
Lavitola «Ciao James».
P. «Oh, come stai?».
L. «Bene, tu come va?».
P. «Eh, sopravvivo, è una giornataccia».
L. «Poi dicono che i servizi non lavorano eh eh…».
P. «Burocrazia ma lavorano… grande burocrazia».
L. «Tutte le cose che mi piacerebbe fare a me, missioni impossibile tipo film non le fai tu».
P. «Per quelle devi andare al cinema».
L. «A me non mi potreste arruolare e farmi fare qualche cosa dal genere?».
P. «Al cinema, io parlo con un regista, ti faccio assume dal regista».
L. «Ci vediamo per piglia’ un caffè, pago io ovviamente. (… ) Ti voglio racconta’ un po’ di cose interessanti».

dove sei? passa subito da me in ufficio
(19 ottobre 2009 alle 17.56)
Lavitola «Comandante…».
Poletti «Dove sei?».
L. «In ufficio».
P. «Io sono di passaggio a piazza San Silvestro, tu puoi passare da me in ufficio subito?».
L. «In ufficio da te subito? Sì. O vengo a piazza San Silvestro».
P. «Però ci devi impiegare tre secondi perché sto veramente…».
L. «Ok io esco, in questo istante…».

so che su di te posso fare affidamento
(3 novembre 2009 ore 11.51)
Tono familiare tra Lavitola e Poletti. Il primi deve concludere un affare in Albania e ne parla ripetutamente con il generale. Che per certo lo sta a sentire.
Segretario «Signor Lavitola? Le passo il generale Poletti».
Lavitola «Pronto? Paolo? Walter… io lo so che ti rompo però».
Poletti «No no no…».
L. «Ti devo dire la verità , io non so che cosa fare, la mattina mi hai detto di andare da lui (Berlusconi, ndr.) per parlare di queste cose, mo’ abbiamo fatto una lunga chiacchierata al telefono, io non so che cazzo dirgli, dico la verità  comincio ad essere preoccupato. Poi, con quelli lì di fuori, io sono stato lì, ti dico la verità , se è vero il 5% di quello che ho visto io, ci sta da fare bingo, ma un bingo biblico. Però a me, al di là  degli affari miei che so che su di te ci posso fare affidamento, però Paolo io ho bisogno di vedere te per sapere se è possibile, scusami se mi permetto, ma vorrei delle risposte certe e definite perché mo’ mi sto ficcando in una papocchia… e l’altra è parlare con questo qua prima di giovedì assolutamente, perché se no faccio la figura del buffone, mi scoccerebbe tanto…»
P. «…eh vediamo un attimo che posso fa…».
L. «Ma tu per quella questione dell’Albania mi confermi che si può andare avanti?».
P. «Lì sì, sì, si può andare…».
L. «Paolo scusami se insisto, ma ti dico la verità , mi metto in un pasticcio micidiale, io se non si fosse trattato di te non mi sarei neanche mai…».
P. «L’Albania d’accordo è un fatto…».
L. «Ma pure quell’altra… io non so se ti rendi conto ma è una cosa delicatissima… che poi non era come ti diceva il tuo amico… poi ti dico insomma… il capo lì non se ne sbatteva minimamente i coglioni, anzi non si fida per quei motivi che diciamo noi, io gli ho chiesto cinque volte, no una volta, ti fidi? siamo sicuri? ti fidi?… io gli ho detto che era una cosa tramite te, però Paolo scusami ti ripeto… ci dobbiamo vedere… anche se la mattina presto, la notte, quando te pare… anche se non sei proprio il mio tipo…».
P. «Farò quello che posso… visto che mo’ se po’ cambia’…».
L. «I tacchi te devi mette… sei più affascinante…».

Il capo ha detto che si capo della situazione
(14 ottobre 2009 ore 20.16)
Lavitola si batte come un leone per accreditare il generale della Gdf Spaziante presso Berlusconi e farlo nominare ai vertici della Gdf. Per questo lo fa anche incontrare con lui il 14 ottobre alle 18. Subito dopo parla dell’avvenuto incontro con Poletti, altro suo sponsor.
Lavitola «Hai avuto notizie?».
Poletti «Sì, sì, ho finito mo’ la riunione, … (Spaziante, ndr.) ha trovato la situazione già  fatta, nel senso che quello ha detto sì, ma bisogna fa prima quello, poi io mi faccio garante di te, bisogna fa prima quello eccetera eccetera».
L. «Come avevamo scritto noi…».
P. «Esattamente».
L. «E vabbè, ma del vice comandante?».
P. «No, non gli ha detto niente».
L. «Ma il bilancio com’è stato, io mo’ sto andando là  e non so che cazzo dire».
P. «Il bilancio è stato questo qui…».
L. «Ma lui è restato soddisfatto, non soddisfatto…».
P. «Soddisfatto sì, assolutamente sì».


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Due ragioni alternative

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Due sono le ragioni – per me e per altre decine di amici e compagni che ho incontrato negli ultimi mesi, ma verosimilmente anche per decine di migliaia di persone che si sono entusiasmate e poi spese per proporre e sostenere la presentazione di una lista di cittadinanza radicalmente alternativa all’agenda Monti – che ci hanno portato a questo passo, pur consapevoli del fatto che si trattava e si tratta di una scelta rischiosa.

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