“Trovate le armi nucleari di Gheddafi”
A VENTIQUATTRO ore dal termine della missione Nato, ieri il primo ministro dimissionario del Consiglio nazionale di transizione Mahmoud Jibril ha dichiarato che in Libia sono state trovate armi nucleari, quelle a cui Gheddafi aveva formalmente rinunciato nel 2004. Jibril, parlando alla tv Al Arabiya, ha precisato che sarà l’Aiea, l’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica, a dare l’annuncio ufficiale del ritrovamento nei prossimi giorni. La dichiarazione arriva in una Libia concentrata a organizzare una coalizione di “volenterosi” che aiutino il Paese nell’immediato dopoguerra, con Human Rights Watch che denuncia l’alto rischio di vendette, mentre il Tribunale penale internazionale nega ogni trattativa con il figlio superstite del colonnello, Saif Al Islam, e precisa che ci sono prove concrete dei sui crimini.
La fine dell’operazione Nato Unified Protector scatta questa sera a mezzanotte: dopo 215 giorni e 26.200 missioni aeree di cui 9.600 di attacco, lo spazio aereo del Paese torna in mani libiche, sotto la responsabilità del Cnt. Il problema adesso è chi resterà per aiutare il nuovo governo libico a superare una difficile fase di transizione. Vari Paesi Nato ma anche alleati esterni, per primo il Qatar, hanno dato la loro disponibilità . La Forza multinazionale in via di formazione dovrebbe aiutare la stabilizzazione politica della Libia e l’addestramento sul terreno delle forze di sicurezza. Dovrebbero partecipare anche Gran Bretagna, Svezia, Giordania e Marocco. Ad attenderli, le denunce di Human Rights Watch, che ieri documentava i raid compiuti da miliziani di Misurata contro gli sfollati di Tuarga, uno dei luoghi di resistenza dei gheddafiani: popolazione in fuga che viene accusata di aver collaborato con i lealisti. L’uomo contro il quale le prove dei crimini commessi non mancano, Saif Al Islam, è invece ancora in fuga, probabilmente fra il Mali e il Niger. Su di lui ieri si è pronunciato il procuratore del Tribunale penale internazionale Luis Moreno-Ocampo, negando ogni trattativa. «Abbiamo solo ricevuto alcune domande da Saif sul sistema legale del Tpi», ha spiegato, aggiungendo che ci sono prove del suo coinvolgimento negli attacchi contro i civili e nell’assunzione di mercenari.
Ieri ha parlato anche il medico che ha fatto l’autopsia di Gheddafi, Abu Bakr Traina, spiegando a Der Spiegel che è morto per emorragia cerebrale. «Non sappiamo se è stato un colpo di arma da fuoco o una scheggia di granata – ha precisato parlando della ferita alla testa – il foro d’ingresso è piuttosto piccolo e quello d’uscita è più grande. La pallottola non c’è».
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