“Rete inadeguata e troppi incentivi” la riforma dell’Authority dell’Energia
ROMA – L’energia verde in Italia cresce in maniera incoerente, alimentata da una giungla di incentivi (ben sei regimi diversi che convivono su eolico, solare, smaltimento dei rifiuti ed efficienza energetica) per giunta molto costosa: 6,8 miliardi pagati nel 2011 destinati a salire fino a 10-12 miliardi nel 2020. L’annuale segnalazione dell’Autorità per l’Energia e il Gas a governo e Parlamento, trasmessa in questi giorni alle Camere, propone una profonda riforma del sistema stratificatosi in questi anni. Alcuni cambiamenti sono già previsti nei decreti che il ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe emanare entro il mese, ma il ripensamento richiesto dall’Autorità è più generale.
Nei mesi scorsi il governo si è concentrato sull’entità degli incentivi, riducendo il regime favorevole del solare. L’Autorità sottolinea che bisogna partire dalla buona dotazione attuale (5000 Mw di impianti eolici e quasi 12000 Mw nel fotovoltaico) per fissare «obiettivi quantitativi e temporali distinti per fonte e demandando all’Autorità la responsabilità di definire gli strumenti per il raggiungimento degli stessi al minimo costo possibile». La forte disparità nelle procedure amministrative a livello locale fa temere ai commissari guidati da Guido Bortoni che gli impianti si facciano «dove consentito e non dove serve».
Il problema più urgente è la saturazione “reale e virtuale” della rete elettrica. Quella virtuale è l’esempio più evidente di un sistema da correggere: è esplosa la richiesta di connessione di impianti fotovoltaici ed eolici che poi rimangono solo sulla carta (192 Gw prenotati contro i 42 Gw realmente connessi). L’Autorità si è vista bloccare dal Tar la delibera che chiedeva agli operatori di versare un corrispettivo per prenotare spazio sulla rete in modo da limitare questi “Mw di carta” e chiede a Terna di «quantificare la massima penetrazione della generazione da fonte rinnovabile non programmabile in relazione all’attuale assetto del sistema». Poi c’è la saturazione reale dove un interconnessione inadeguata già oggi costringe a sprecare MWh di corrente “verde” (specie eolica) regolarmente pagata agli operatori.
Poi c’è il rischio delle manipolazioni degli incentivi: chi chiede regimi agevolati deve subire verifiche e controlli periodici da soggetti terzi e non come succede ora «dal medesimo soggetto che rilascia le qualifiche», cioè il Gse. Infine l’altro spunto di riflessione: gli incentivi al risparmio energetico (su tutti i certificati bianchi) hanno permesso di superare gli obiettivi e a costi molto inferiori degli incentivi per la produzione rinnovabile, ma sull’efficienza l’Italia continua ad accumulare ritardi rispetto alle richieste europee.
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