by Sergio Segio | 22 Ottobre 2011 7:05
ROMA – Maccheroni cacio e pepe, scaloppine ai funghetti con contorno di patate, broccoletti e spinaci, gelato di crema e la promessa di leggere bene il dossier radicale su amnistia, carcerazione preventiva e depenalizzazione. È quanto Berlusconi ha offerto a Marco Pannella, giovedì sera, nella cena a Palazzo Grazioli. Incontro lungo, dalle 21,30 a mezzanotte. Non si è parlato di “grana”; non si è parlato di compravendite; di passare dal Pd all’abbraccio con il centrodestra. Di Radio Radicale però, sì. Può quindi il leader storico del Pr, rassicurare l’opposizione e gli stessi elettori radicali? «Scherziamo! Berlusconi almeno ci ascolta, vediamo quello che succede. Il Pd rifiuta il dibattito con noi da anni. Tutto è possibile, e poi si sa da trent’anni che io sono un venduto…, e se Berlusconi torna a casa da noi, come Lassie, sgozziamo il vitello grasso».
Alza la posta Pannella, per ottenere l’amnistia, e insiste su una legge elettorale maggioritaria. Su Facebook metterà infine un post per dire che i parlamentari radicali hanno sempre votato contro questo governo. Però gli piace sentirsi conteso. Lo è ora da Berlusconi (che ha l’assillo dei numeri per un governo in agonia) e dai Democratici. «Bersani ci snobba», ripete Pannella. Ma il segretario democratico rende pubblica la lettera con cui ha offerto qualche settimana fa al Pr di entrare a far parte del Nuovo Ulivo. Come dire, non è vero.
Provoca, il leader dei Radicali, per (sua) definizione un giocatore, eclettico, gandhiano, liberale, beat con tanto di coda di cavallo. Sul sito del partito scrive: «I Radicali magneno, s’abbuffano, trattano grana, a casa e a cena con Berlusconi». Però si scatena «l’incazzatura», una marea d’insulti online. La provocazione questa volta non attacca, non è più tempo: il discredito per la casta si estende a macchia d’olio, anche ai Radicali, che pure sono i promotori dell’anagrafe degli eletti, l’unico strumento di massima trasparenza proposto in questi anni. Però sono rimasti nell’emiciclo di Montecitorio il 13 ottobre mentre il gruppo dei Democratici era sull’Aventino; il giorno dopo sono entrati in aula rischiando di garantire alla maggioranza un numero legale in bilico (in realtà , il numero legale già c’era); e quindi la cena con il premier.
«’A venduti!»; «Andate in soccorso dello psico-nano, basta»; «In Mongolia, e non tornate più»; «Senza dignità , mi fate schifo»: sono commenti tra i più soft. C’è di peggio. Peggio sono stati gli sputi e gli insulti che Pannella si è beccato nella piazza degli indignati a Roma. Si è sentito offeso? «A 80 anni passati posso passare per il venduto, il drogato, il frocio d’Italia, come millantatore dedito al millantato credito sono molto bravo». Significa? Vuol dire – spiegano i compagni radicali – che la fiducia al governo no, però se c’è un’amnistia in una riforma della giustizia, allora la votano, eccome. Qualunque sia la posizione del Pd. Che del resto ha deciso – ripete ieri Antonello Giacomelli – di mollarli al loro destino di guastafeste. Attorno al tavolo di Palazzo Grazioli (per il radicali c’erano anche Bernardini, Coscioni, Vecellio; con Berlusconi, Letta e Alfano) si è parlato anche di eutanasia. E soprattutto: l’amnistia conviene pure a Berlusconi. Pannella imperterrito: «Gli ho chiesto 10 volte quello che ha dato a Lavitola… abbiamo beccato la grana ed è D’Alema indagato!». Emma Bonino, l’altra leader dei radicali, è a New York. La sua pagina Facebook è presa d’assalto da chi le chiede di dissociarsi dalla tattica pannelliana. A inizio dicembre c’è il congresso del partito.
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