by Sergio Segio | 6 Ottobre 2011 7:11
Londra – Dalla sterlina alle iarde, dalle pinte (di birra) alla guida a sinistra, molte cose dividono il Regno Unito dall’Europa. Ma ora ad allontanare ulteriormente l’isola britannica dal continente ci pensa una gatta. Una micina in carne ed ossa, che potrebbe diventare il motivo per cui la Gran Bretagna abbandona la Convenzione Europea sui Diritti Umani, contribuendo ad allargare il canale della Manica, la distanza politica tra le bianche scogliere di Dover e la massa di terra che sorge poco più a est.
Maya, questo il nome dell’inconsapevole felino, è diventata una celebrità durante il discorso del ministro degli Interni Theresa May (nessuna parentela con la gattina) al congresso annuale dei Tory in corso a Manchester. «Ne abbiamo sentite tante sulla Convenzione Europea dei Diritti Umani – ha detto il ministro – sentitene un’altra: gli immigrati illegali non possono essere espulsi da un paese della Ue perché, non esagero, magari hanno un gattino». La responsabile degli Interni ha spiegato di riferirsi al caso di un immigrato boliviano che, minacciato di espulsione dall’Inghilterra, avrebbe ottenuto da un giudice il diritto a restarci facendo valere il diritto a una «vita familiare dignitosa», come previsto dall’articolo 8 della Convenzione sui Diritti Umani, «solo perché aveva preso in casa un gatto». «Crazy», una follia, ha concluso la May tra gli applausi dei delegati: perciò è necessario che il Regno Unito si ritiri dalla Convenzione Ue.
Le sue parole non sono tuttavia piaciute a Kenneth Clarke, il “grande vecchio” del partito conservatore (fu un eccellente ministro del Tesoro nel governo di John Major), attuale ministro della Giustizia. «Non posso credere che qualcuno abbia evitato l’espulsione solo perché possiede un gatto», le ha risposto Clarke in una conferenza stampa. «Sono pronto a scommettere con la mia collega che si è sbagliata. E ribadisco il mio sostegno alla Convenzione Europea dei Diritti Umani, a cui il nostro paese deve continuare ad aderire. I diritti umani fanno parte della tradizione britannica: non per nulla li abbiamo inventati noi, con la Magna Carta». Sennonché il primo ministro David Cameron, sia dal podio del congresso che dietro le quinte, si è schierato con il ministro degli Interni, riaffermando l’esigenza di uscire dall’accordo Ue sui Diritti Umani (e per solleticare una platea profondamente euroscettica ha aggiunto: «Finché io sarò primo ministro, la Gran Bretagna non aderirà all’euro»).
La disfida è più grande di quel che sembri. Anche il partito liberaldemocratico, partner dei Tories nel governo, difende la Convenzione ed è d’accordo con il ministro Clarke. Sicchè il bisticcio sul micio (effettivamente citato in quella sentenza, ma insieme a ben altri motivi) rischia di aggravare non solo i sempre tesi rapporti tra il Regno Unito e la Ue, ma pure di far cadere il governo. Dovesse finire così, sappiamo già come la racconteremo: c’era una volta una gatta.
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